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                Cipolla ha definito la lunga permanenza della teoria miasmatica come
                riferimento imprescindibile per la comprensione delle epidemie «uno
                dei più affascinanti problemi della Storia culturale dell’Europa» .
                                                                              17
                   Nel XIX secolo la malaria raggiunse la massima estensione nel pia-
                neta e la popolazione a rischio ammontava a metà di quella totale,
                mentre il 10% dei decessi era da attribuire alla patologia; tuttavia, da
                metà secolo l’uso della corteccia di Cinchona e il miglioramento delle
                condizioni di vita determinarono la rapida discesa della mortalità .
                                                                                  18
                Già nel secolo precedente erano stati stabiliti i «principi tecnici» della
                bonifica, consistente nel prosciugamento degli acquitrini, nella siste-
                mazione idraulica, nella manutenzione e pulitura periodica dei canali,
                nella coltivazione delle terre sottratte all’acqua .
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                   Già dal secolo XVI le zone costiere della Sicilia, caratterizzate dalla
                prevalenza dell’incolto e del pascolo, risultano tra quelle malariche .
                                                                                  20
                A Palermo la presenza della patologia sarebbe legata alla coltivazione
                della canna da zucchero; Ingrassia la associava alla circolazione di aria
                ritenuta malsana, ad esempio a causa dei lavori di copertura della fo-
                gnatura della Conceria che periodicamente debordava o del drenaggio
                di fossati. Nel 1550 si riferiva la sua presenza nel villaggio costiero di
                Marina di Caronia e a Lentini, centro abitato posto vicino all’ampio
                lago palustre del Biviere .
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                   La  natura  torrentizia  dei  fiumi  siciliani  rendeva  particolarmente
                adatto l’ambiente allo sviluppo della malattia: questi nel periodo estivo
                si frammentavano in piccoli ristagni d’acqua, ricchi di vegetazione pa-
                lustre e habitat ideale per le zanzare ;  così pure, lungo i corsi d’ac-
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                qua, gli avvallamenti che venivano colmati dalle piogge, «le grandi e
                piccole raccolte d’acqua sorgiva che per la mancanza del necessario
                dislivello sono dovute all’ostacolato deflusso, nonché le numerose pa-
                ludi  e  i  numerosissimi  margi  che  si  riscontrano  specialmente  nella


                   17  C. M. Cipolla, Miasmi e umori. Ecologia e condizioni sanitarie in Toscana nel
                Seicento, Il Mulino, Bologna, 1989, pp. 15-16.
                   18  L. Faccini, Teorie eziologiche della malaria in Italia durante il XIX secolo cit.,
                pp. 35, 113.
                   19  Ivi, p. 114; cfr. anche N. Eramo, Introduzione a Ead. (a cura di), Ministero
                dell’agricoltura e foreste. Direzione generale della bonifica e della colonizzazione, in
                Fonti per la storia della malaria in Italia (Pubblicazioni degli Archivi di Stato), 2003,
                vol. II, pp. 336-339.
                   20  M. Aymard, Epidemies et medecins en Sicile a l’epoque moderne cit., p. 20.
                Cfr. anche G. Cosmacini, Campagne e “mal’aria” in Italia tra Cinquecento e Seicento
                cit., pp. 13-14.
                   21  M. Aymard, Epidemies et medecins en Sicile a l’epoque moderne cit., pp.
                20-21.
                   22  C. Vetro, La malaria in Sicilia, in Aspetti storici e sociali delle infezioni malari-
                che in Sicilia e in Italia cit., p. 310.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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