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                mitani; come esplicitamente indicato nei capitoli fondativi del 1431, «lu
                dictu novu hospitali sia et digiasi fari a lu steri di lu conti Matheu» .
                                                                                 12
                    Superbo esempio di gotico trecentesco – la facciata superstite mo-
                stra ancora l’originario intreccio di archi, e l’uso del tufo nero a intarsio
                nella pietra costituisce un’elegante nota di colore (fig. 1) – Palazzo Scla-
                fani nel secolo successivo andava incontro a uno stato di totale abban-
                dono, inhabitabilem ac discopertum ; a lungo disabitato, confiscato e
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                assegnato a Sancho Ruiz de Lihori , aveva perso lo splendore di un
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                tempo. Venne tuttavia fortemente voluto per ospitare il nuovo e grande
                ospedale, proprio per la sua posizione prestigiosa nel quartiere Alber-
                gheria, vicino la sede ufficiale del governo, il Palazzo reale, e la Catte-
                drale, simbolo del potere religioso . Fattori cui si aggiunge il fatto che
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                il palazzo disponeva di un bagno : è presumibile che il buon approvvi-
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                gionamento idrico costituisse un incentivo per sceglierlo quale sede del
                nuovo ospedale. Fu acquistato per 1000 fiorini aragonesi, 150 onze,
                «ultra  dimidium  iusti  precii»,  forse  in  considerazione  del  fatto  che
                avrebbe ospitato un ente assistenziale; l’atto di acquisto, stipulato a
                Valenza il 18 febbraio 1435, fu firmato dai rettori dell'ospedale Olivio
                Sottile, Giovanni Aldobrandini, Aloisio Campo, e dall'ospedaliere Anto-
                nio Arena , appartenenti a famiglie impegnate nel governo urbano .
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                   12  D. Santoro, Abbellire Palermo cit., p. 1095.
                   13  Asp, Ma, 64, cc. 148-155r. Dopo la morte di Matteo Sclafani nel 1354 e la fine
                della dinastia, l’edificio passò agli eredi che lasciarono che il palazzo si avviasse a
                un lento degrado: cfr. L. Sciascia, Matteo Sclafani e l’eredità siciliana dei Peralta, in
                M.A. Russo (a cura di), Giuliana e i Peralta tra Sicilia e Navarra. Incontro internazio-
                nale di studi (Giuliana, 17 settembre 2000), Atti, Comune di Giuliana, 2002, pp.
                135-146; M.A. Russo, Matteo Sclafani: paura della morte e desiderio di eternità, «Me-
                diterranea - ricerche storiche», 6 (2006), pp. 39-68.
                   14  Cfr. A. Costa, Vicende di un cavaliere aragonese di Sicilia: Sancio Ruiz de Lihori,
                visconte di Gagliano, «Medioevo. Saggi e Rassegne», 21 (1996), pp. 70, 97; P. Sardina,
                Palermo e i Chiaromonte: splendore e tramonto di una signoria. Potere nobiliare, ceti
                dirigenti  e  società  tra  XIV  e  XV  secolo,  Salvatore  Sciascia  editore,  Caltanissetta-
                Roma, 2003, p. 110.
                   15  F. Scibilia, Palazzo Sclafani, in E. Garofalo, M.R. Nobile (a cura di), Palermo e
                il gotico, Edizioni Caracol, Edizioni Arsenale di Palermo, Palermo, 2007, p. 113.
                   16  Nel 1407 pretore e giurati palermitani ordinavano a Matteo de Carastono di
                ripristinare il bagno, devastatum et derutum, posto dentro il palazzo appartenuto al
                conte Matteo Sclafani, terminata la stagione delle cannamele del suo trappeto: P.
                Sardina (a cura di), Registri di lettere atti bandi ed ingiunzioni (1400-1401 e 1406-
                1408), Municipio di Palermo, Palermo, 1996 (Acta Curie felicis urbis Panormi, 12),
                doc. 134, pp. 180-181.
                   17  Asp, Ma, 64, c. 126; cc. 148-155r.
                   18  I nomi dei rettori degli anni successivi confermano l'interesse del ceto dirigente
                per il nuovo ente assistenziale; tra la fondazione e l’ultimo decennio del XV secolo,
                la carica fu monopolio di poche famiglie, in prevalenza di origine pisana: Campo,
                Omodei, Alliata: cfr. F.P. Castiglione, Struttura di potere ed assistenza: l'Ospedale
                Grande di Palermo tra XVI e XVIII secolo, in P. Nastasi (a cura di), Il Meridione e le
                scienze (secoli XVI‐XIX), Università di Palermo, Palermo, 1988, pp. 42 e 62-63.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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