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                località madonita . La vittima della stregoneria era Elena Agnello dei
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                principi di Francavilla di Mistretta, signora di Isnello per matrimonio .
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                La Curia rivendicò la sua competenza, dimostrando interesse nella per-
                secuzione dei fenomeni stregoneschi: «questi cosi sunno di importanzia
                e tanto maggiurmenti quando li fanno contra persona honorata» .
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                   Il territorio di Isnello, la cui signoria era retta dalla nobile famiglia
                dei Santacolomba, costituiva un vicariato all’interno della diocesi di Ce-
                falù . Il vescovo vi esercitava la propria giurisdizione attraverso vicari
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                detti curati, cui il diritto canonico attribuiva numerose prerogative . Tra
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                le altre, incombeva sui curati anche la funzione «di vigilanza e di con-
                trollo sulla vita del clero e sul comportamento dei laici» . Ai sensi del
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                di stregoneria, furono celebrati tra il 1560 e il 1614 presso la Corte Spirituale del
                vicariato di Isnello, tribunale “informativo” di cui si suppone l’esistenza, e successi-
                vamente delegati alla Corte Episcopale di Cefalù. A don Pietro Piraino, autore della
                scoperta e direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Cefalù, va un doveroso e sen-
                tito ringraziamento per aver reso possibile l’accesso alla documentazione.
                   2   Magarìa  è  «affatturazione,  stregoneria,  malìa,  veneficium».  Si  consultino  le
                voci Magara, Magarìa e Magaru di M. Pasqualino, Vocabolario siciliano etimologico,
                dalla Reale Stamperia, Palermo, 1885, t. III, p. 73.
                   3  Simone Santacolomba e Ventimiglia, marito di Elena, si era investito della
                baronia alla morte del padre il 22 dicembre 1542 (cfr. Asp, Conservatoria di Regi-
                stro, Investiture, 1542-1555, f. 67).
                   4  Aspi, Chiesa Madre, Sez. 3, s. 5, n. 6, D. 1, f. 3v.
                   5  La terra di Isnello apparteneva al vescovo di Cefalù fin dai tempi della fonda-
                zione della diocesi (R. Pirri, Sicilia Sacra disquisitionibus et notationibus inlustrata,
                apud haeredes Petri Coppulae, Palermo, 1733, t. I, p. 389. Pp. 168-169). Primo a
                potersi fregiare del titolo di barone, Nicolò Abbate «l’occupava sotto Federico III». Il
                figlio, omonimo del padre, vendette la terra al conte di Geraci nel 1377 e questi
                «morendo l’assegnò nel 1392 al figliuolo», Antonio Ventimiglia e Loria (cfr. Isnello,
                in G. Di Marzo, Dizionario topografico della Sicilia di Vito Amico, Tipografia di Pietro
                Morvillo, Palermo, 1855, vol. I, p. 571). Pur avendo confermato il testamento con
                privilegio del 22 luglio 1392 (cfr. Asp, Regia Cancelleria, 1392, f. 33), re Martino fu
                indotto dal tradimento del conte ad assegnare le decime a lui dovute al vescovo e
                a concedere il feudo ad Abbo Filangieri nel 1397 (cfr. Isnello cit., p. 571). Tuttavia,
                il Filangieri cedette Isnello in permuta nello stesso anno e, poco più tardi, lo stesso
                sovrano investì della terra e del titolo Arnaldo Santacolomba (cfr. Asp, Regia Can-
                celleria, 1398, f. 211). Per il complesso ruolo esercitato dal territorio di Isnello quale
                «enclave» all’interno della contea dei Ventimiglia si veda O. Cancila, I Ventimiglia di
                Geraci (1258-1619), Mediterranea, Palermo, 2016, t. I, pp. 40-44 e 53-94. Per l’in-
                vestitura del Santacolomba si rimanda, invece, a F. San Martino De Spuches, La
                storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origine ai nostri giorni (1923),
                Scuola tip. «Boccone del povero», Palermo, 1924, vol. IV, p. 251.
                   6  Si consulti Vicaire forain, in M. André, A. Condis, Dictionnaire de droit canoni-
                que et de Sciences en connexion avec le droit canon, Hippolyte Walzer èditeur, Pa-
                rigi, 1901, t. III, pp. 686-687.
                   7  A. Turchini, La visita come strumento di governo del territorio, in P. Prodi, W.
                Reinhard (a cura di), Il concilio di Trento e il moderno, Quaderno 45 dell’Istituto
                storico italo-germanico di Trento, Bologna, 1996, p. 360.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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