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Il costoso miraggio della demanialità. Ceti emergenti e attività creditizie... 543
lizzi, feudo in Terra di Bari riscattato nel 1780 con l’esborso di 100.000
ducati da parte dei cittadini, che ottennero anche il privilegio di pro-
porre sei candidati tra cui il sovrano avrebbe poi scelto l’amministra-
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tore della giustizia .
A distanza di un cinquantennio dalla proclamazione in demanio dei
quattro casali di Napoli, nella, non troppo distante, provincia di Con-
tado di Molise si presentarono analoghe circostanze che indussero i
cittadini prima di Campobasso e, poi, di Isernia a reclamare il diritto
di prelazione sui rispettivi feudi. Cerniera tra le montagne abruzzesi a
Nord e le pianure pugliesi a Sud, il Contado di Molise di età moderna
era un’area di transito dell’interno appenninico nello stagionale traffico
transumante dell’Italia meridionale. Nel XVIII secolo i pascoli e i boschi,
che fino a quel momento avevano contraddistinto il territorio e l’eco-
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nomia locale, cominciarono a lasciare il posto a coltivazioni estensive .
In questo nuovo contesto Campobasso divenne centro di raccolta delle
produzioni cerealicole della provincia e punto di smistamento e com-
mercializzazione verso le già note direttrici delle Puglie, oltre che verso
la capitale del Regno. Inoltre, il fitto calendario mercantile e fieristico
fece sì che a Campobasso, agli inizi del Settecento, si venisse configu-
rando un ceto mercantile operativo in provincia e nelle aree limitrofe,
che si affiancò alle diverse famiglie signorili attive da tempo nel settore
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armentizio abruzzese e pugliese .
Il feudo di Campobasso apparteneva alla famiglia Carafa, duchi di
Campora e principi di Pietralcina, sin dalla metà del XVII secolo. Nel
1727, alla morte senza eredi diretti del duca Mario Carafa, il feudo fu
reintegrato alla regia corte. Fu quello il pretesto per avanzare il diritto
di prelazione sul feudo da parte del ceto emergente di Campobasso che
si oppose a Marcello Carafa, duca della vicina Jelsi e cugino del defunto
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barone, intenzionato ad assumerne la titolarità sullo stesso centro .
Intanto, nel 1730 il regio ingegnere Giuseppe Stendardo, dopo aver
visitato l’intero territorio feudale, stimò per Campobasso un valore di
40 L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato cit., IX, pp. 166-1678.
41 A. Massafra, Orientamenti colturali, rapporti produttivi e consumi alimentari nelle
campagne molisane tra la metà del Settecento e l’Unità, in Id. (a cura di), Problemi di storia
delle campagne meridionali nell’età moderna e contemporanea, Dedalo, Bari, 1982, pp.
375-452; S. Russo, Il paesaggio agrario in area di transumanza nell’Ottocento, in G. Mas-
sullo (a cura di), Storia del Molise contemporaneo, Donzelli, Roma, 2006, pp. 185-204.
42 G. Brancaccio, Il Molise medievale e moderno. Storia di uno spazio regionale, Esi,
Napoli, 2005, pp. 284-290. È dedicato alla borghesia provinciale del Settecento M. Trotta,
Nel Mezzogiorno moderno. Il Contado di Molise: politica, economia e società (secoli XVI-
XIX), Biblion, Milano, 2017.
43 La causa del riscatto in demanio di Campobasso è in Asn, Processi antichi, Pandetta
corrente, b. 1453. Gran parte della documentazione si trova anche in Asc, Atti demaniali,
Campobasso, bb. 1-10.
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)