Page 124 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                 casi . Neanche in questo caso, inoltre, mancarono contrasti politici
                 all’interno della compagine locale.
                    Sin dal XV secolo, all’università di Isernia erano state conferite e con-
                 fermate prerogative e titolarità di feudi rustici, che complessivamente
                 negli anni Quaranta del Settecento fornirono rendite superiori ai 3.000
                 ducati annui. L’università di Isernia era titolare, inoltre, sia del castello
                 di Pesche e Sant’Angelo in Grotte, sia dei feudi rustici di Roccaravallo,
                 Sasso e Riporsi. E proprio il possesso di questi tre feudi rustici rappre-
                 sentò il capitale che consentì al patriziato urbano di contrastare la
                 scelta della Corona di infeudare la città nel 1639. Si trattava di feudi ai
                 margini estremi della città, un tempo abitati ma che, stando alla descri-
                 zione fattane dal regio tavolario Vetromile molto più tardi, nel 1744,
                                                                                58
                 erano ormai da tempo destinati al pascolo e ricoperti da boscaglie .
                    Membri del ceto dirigente dell’università di Isernia tentarono di
                 opporsi all’infeudazione della città, vendendo a un prezzo a ribasso il
                 feudo di Roccaravallo a Girolamo Orecchi e il feudo di Riporsi al mastro-
                 giurato della città Giovanni Battista Petitti – che l’acquistò in favore del
                 genero Giuseppe Zampirri – ricavando complessivamente 6.000 ducati.
                 Le vicende della vendita dei feudi rustici sono descritte dall’avvocato
                 Basilio Forlosia nella difesa che fece per la città di Isernia in occasione
                 della richiesta di prelazione. Il Forlosia si appellò a una serie di irrego-
                 larità che avevano contraddistinto le trattative per la cessione dei feudi
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                 rustici negli anni Trenta del Seicento . Stando a quanto da lui soste-
                 nuto, la vendita dei feudi era stata approvata da una minoranza del par-
                 lamento cittadino che avrebbe orchestrato una frode ai danni della città,
                 che si vide, infatti, respingere dalle autorità napoletane il riscatto in
                 demanio. I 6.000 ducati raccolti furono depositati presso il banco di San
                 Giacomo a Napoli al fine di trasferirli al regio fisco quale donativo volon-
                 tario, come era consuetudine in quelle circostanze e riservandosi il
                 diritto di ricompra. A nulla valse però questo tentativo, perché la città
                 fu venduta nel maggio 1639 per 41.000 ducati a Carlo Greco, duca di
                 Montenero Valcocchiara, titolare di altri piccoli feudi nel Contado di
                 Molise.
                    L’evidente tensione all’interno della compagine locale e l’irrimedia-
                 bile passaggio al governo baronale segnò l’avvio del declino della città


                    57  Sulle modalità di governo delle amministrazioni del Regno di Napoli, cfr. G. Delille,
                 Le maire et le prieur. Pouvoir central et pouvoir local en Méditerranée occidentale (XVe-
                 XVIIIe siècle), Paris-Rome, École Française de Rome-Ed. de l’EHESS, Paris, 2003, ora
                 tradotto in Id., Famiglia e potere. Una prospettiva mediterranea, prefazione di A. Massa-
                 fra, Edipuglia, Bari, 2011, in particolare pp. 29-70.
                    58  Asn, Processi Antichi, Pandetta corrente, b. 55/182, ff. 2v-56v ora pubblicato in E.
                 Novi Chavarria, V. Cocozza (a cura di), Comunità e territorio cit., p. 538.
                    59  G. Berardi, B. Forlosia, Per la città d’Isernia con li creditori e patrimonio del fu illustre
                 Marchese del Vasto ..., Napoli 7 marzo 1739, p. [9].


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                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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