Page 120 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
P. 120
Cocozza1 (saggi).qxp_4 22/12/19 17:34 Pagina 544
544 Valeria Cocozza
102.000 ducati, 32.000 ducati in più rispetto alla stima che era stata
44
fatta nel 1688 dal tavolario Luigi Nauclerio .
Nelle dinamiche per il riscatto di Campobasso è molto evidente e
ben documentata la formazione di due fronti cetuali opposti e distinti
tra loro, secondo dinamiche analoghe a quanto studiato in più occa-
sioni da Angelantonio Spagnoletti per altre realtà del Regno di Napoli
45
nei secoli XVI e XVII . A Campobasso si era costituito un compatto
gruppo di ‘demanisti’, composto da 144 cittadini appartenenti a ogni
strato sociale, che, a seconda delle disponibilità di ognuno, impegnò
beni di ogni valore per 30.000 ducati utili a contribuire alle spese per
il riscatto dalla feudalità. Venti di loro appartenevano al ceto emergente
degli operatori economici nel settore armentizio come i Salottolo, i
Petitti e i Persichillo che impegnarono case palaziate e giardini per una
somma di 6.000 ducati ciascuno. Vi erano, inoltre, diversi mercanti,
tra cui i Mascilli o i Sipio che pure parteciparono con importanti
somme di denaro. I restanti demanisti contribuirono con somme infe-
46
riori, comprese tra i 50 e i 300 ducati .
Vi era, poi, un fronte di opposizione assai più nutrito, composto da
224 cittadini, consapevoli del gravoso indebitamento cui sarebbe
andata incontro l’università patrocinando la causa demaniale e che,
per questo motivo, sostenevano la successione feudale in favore del
cugino del defunto feudatario, Marcello Carafa duca di Jelsi, assistito
47
dall’avvocato Tommaso De Federici . La tensione in città raggiunse
44 I due apprezzi feudali di Campobasso sono ora pubblicati in E. Novi Chavarria, V.
Cocozza (a cura di), Comunità e territorio. Per una storia del Molise moderno attraverso gli
apprezzi feudali (1593-1744), Palladino, Campobasso, 2015, pp. 212-249 e 414-443.
45 A. Spagnoletti «L’incostanza delle umane cose». Il patriziato di Terra di Bari tra ege-
monia e crisi (XVI-XVIII secolo), Edizioni dal Sud, Bari, 1981; Id., Le istituzioni statali e il
potere locale nel Regno di Napoli, «Archivio Storico per la Sicilia Orientale», LXXXIV
(1988), pp. 7-28; Id., Il governo del feudo. Aspetti della giurisdizione baronale nelle uni-
versità meridionali nel XVIII secolo, «Società e storia», XV (1992), pp. 61-79; Id., Ufficiali,
feudatari e notabili. Le forme dell’azione politica nelle università meridionali, «Quaderni
storici», XXVII (1992), pp. 231-262.
46 L’elenco dei demanisti e le somme impegnate da ciascuno di essi è in R. de Bene-
dittis, Due documenti per la storia cittadina, in R. Lalli, N. Lombardi, G. Palmieri (a cura
di), Campobasso. Capoluogo del Molise, I, Storia, Evoluzione urbanistica, Economia e
società, Palladino, Campobasso, 2008, pp. 335-351. La stessa studiosa ha delineato un
profilo socio-economico dei demanisti in Ead., Campobasso città regia. I demanisti in
Ead. (a cura di), Verso la modernità. Il Molise nel Tardo Settecento. Atti del Convegno di
Campobasso 9 e 10 marzo 2006, Vereja, Benevento, 2009, pp. 225-270.
47 È quanto emerge dalle diverse memorie compilate dall’avvocato dei demanisti, F.
Latilla, Risposta alle ingiuste, e strane pretenzioni proposte dall’illustre duca Marcello
Carafa per impedire il regio demanio domandato dalli cittadini, e città di Campobasso, e
conceduto con decreto della Regia Camera, Napoli 13 febbraio 1740; Id., Per li cittadini di
Campobasso, Napoli 22 settembre 1740; Id., Per li cittadini di Campobasso, Napoli 6
aprile 1741.
n. 47
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)