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                effettuare il loro apprendistato nei laboratori esterni di artigiani indi-
                pendenti  disposti  a  collaborare,  che  si  trovavano  sparsi  nella  città.
                Questa misura ebbe un grande successo.
                   Nel 1913 il numero degli allievi era salito alla cifra rilevante di circa
                400. Si era perso il carattere del tutto interno e chiuso della cittadella
                produttiva, anche se il controllo per quanto allentato era ancora ben
                presente. Infatti oltre alle ore di lezione e alle attività comuni che ve-
                nivano comunque sempre svolte all’interno dell’Istituto, si aggiungeva
                il fatto che l’Istituto teneva uno stretto contatto con gli artigiani e con
                le ditte esterne a cui « forniva » i piccoli apprendisti, proprio per con-
                trollarne e sorvegliarne il comportamento e l’apprendimento, e gestiva
                anche il lato economico del loro impegno lavorativo, ovvero il salario,
                sia pure molto basso (ma comunque per statuto allineato ai salari cor-
                renti sul mercato) che i fanciulli impiegati presso ditte esterne riusci-
                vano a guadagnare.
                   Qual era il trattamento dei fanciulli in questo periodo, ovvero alla
                vigilia della prima guerra mondiale? Mentre inizialmente i piccoli or-
                fani  erano  tenuti  gratuitamente  e  provvisti  di  tutto  il  necessario,
                dall’alimentazione ai vestiti, gli Artigianelli esterni ricevevano al di là
                di un salario settimanale « una zuppa quotidiana » ; coloro che erano
                impiegati nei laboratori della città ricevevano in regalo gratuitamente
                due paia di scarpe ogni anno e in caso di malattia, la visita medica e
                le medicine. Il salario settimanale che veniva dato agli esterni dal loro
                Maestro, doveva essere rimesso per i tre quarti alle loro famiglie e un
                quarto doveva essere versato alla Cassa di Risparmio postale in un
                libretto nominale.
                   Come si vede, il rapporto con la famiglia era sempre primario e ben
                salvaguardato, anche dal punto di vista economico. A questo tratta-
                mento economico si aggiungeva poi un meccanismo di incentivazione,
                che coinvolgeva una percentuale importante di allievi (oltre un terzo)
                in un sistema premiale su livelli diversificati di merito. Ad esempio, su
                56 allievi che frequentavano l’Istituto nel 1904 quattro avevano meri-
                tato il primo premio, la medaglia d’argento, cinque il 2° premio, la me-
                daglia di bronzo, e dieci il 3°, un diploma d’onore. A questi premi sim-
                bolici la Presidenza dell’Opera aveva voluto aggiungere un contenuto
                più concreto distribuendo a ognuno dei premiati dei tre livelli libretti
                di risparmio del valore rispettivamente di 10, di 5 e di 3 lire .
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                   Come si può classificare il trattamento di questi ragazzi dal punto
                di vista economico? Formalmente l’Istituto si regolava sul funziona-
                mento del mercato, nel senso che controllava che i ragazzi non fossero
                retribuiti  meno  delle  tariffe  correnti  in  città  per  i  rispettivi  settori.


                   39  Per tutte queste informazioni si veda Ivi, pp. 174-179.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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