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«Ottimi cristiani, buoni cittadini, bravi operai». L’«Asilo degli orfanelli e artigianelli…  237


                    sulla vocazione artigianale di Firenze, che si era qualificata agli inizi
                    del XX secolo come la «Città più artigiana d’Italia», l’artigianato fioren-
                    tino non era espressione di una permanenza di strutture antiche e
                    tradizionali. Era invece percorso da profondi processi di innovazione
                    che gli permettevano di coprire notevoli nicchie di mercato anche a
                    livello internazionale nelle produzioni di pregio e di qualità. In partico-
                    lare  questo  avveniva  nel  settore  delle  cosiddette  «arti  industriali»,  o
                    «industrie artistiche», esattamente i settori in cui si manifestò più forte
                    l’impegno del nostro Istituto .
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                       Uno dei settori chiave a Firenze era quello della lavorazione del le-
                    gno, per lavori di intaglio e mobili di pregio. Presso gli Artigianelli si
                    era insediata per prima in ordine di tempo l’Officina di falegnameria e
                    fabbrica  di  cornici  di  Agostino  Fallani;  tale  officina  registrava  nel
                    1911,10 operai adulti e 5 fanciulli; in seguito, nel 1922, conterà fra i
                    suoi operai stabili tre dei fanciulli provenienti dagli Artigianelli. Sem-
                    pre nello stesso settore erano presenti l’officina di tornitura e stipette-
                    ria del sig. Camici, il laboratorio di mobili in vimini del sig. Bellacci
                    (con sei operai alla statistica del 1911), e soprattutto il laboratorio di
                    lavori artistici in legno della citta Cutler e Girard. L’officina, divisa in
                    tre sezioni (scultori in legno, intarsiatori, stipettai) produceva «opere
                    assolutamente artistiche e grandiose, tanto di stile classico, quanto di
                    stile  moderno  Liberty»,  e  aveva  ricevuto  premi  di  prestigio  in  varie
                    esposizioni internazionali. Interessante il fatto che in queste officine
                    molto specializzate e già orientate a un mercato di qualità ed interna-
                    zionale,  i  piccoli  apprendisti  non  arrivavano  direttamente,  ma  dopo
                    aver frequentato la Scuola d’intaglio e di scultura in legno di Adolfo
                    Pollastri. Costui, abile artigiano e intagliatore, era il docente di disegno
                    per tutti gli alunni dell’Istituto, ma dirigeva anche questo laboratorio
                    dove «fanno le prime armi gli alunni destinati alle officine dell’Istituto,
                    quelle specialmente del Sig. Fallani e del Sig. Cutler e Girard».
                       Un altro settore chiave dell’artigianato fiorentino era quello della
                    lavorazione artistica dei metalli e della gioielleria e meccanica di pre-
                    cisione.  Presso  gli  Artigianelli  avevano  sede  l’officina  meccanica  dei
                    Fratelli Ridi, un’azienda fondata nel 1866, che si era trasferita intera-
                    mente  nel  complesso  di  via  de’  Serragli,  e  che  occupava  10  operai
                    adulti e 5 fanciulli nel 1907 e ben 25 operai adulti nel 1911 oltre ai
                    fanciulli. La ditta aveva anche una fonderia in bronzo e ottone, e pro-
                    duceva lavorazioni artistiche in ferro e altri metalli, cancellate monu-
                    mentali e varie produzioni per arredamento e ornamentali. Solo un po’
                    più recente era l’officina dei Fratelli Gori (antichi operai della Zecca del


                       33  A. Pellegrino, La città più artigiana d’Italia. Firenze 1861-1929, FrancoAngeli, Mi-
                    lano, 2012.


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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