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240 Anna Pellegrino
L’Opera si impegnava anche a sostenere l’Asilo a fronte di eventuali
successive difficoltà: «supplirà infine la Pia Opera alla deficienza, che
potrà risultare, mediante le rendite nette del proprio patrimonio, pre-
ferendo l’Asilo alle altre istituzioni posteriormente fondate». Lo Statuto
confermava l’apertura agli allievi esterni di cui abbiamo già detto, e
prevedeva che essi fruissero sia dell’istruzione elementare «in confor-
mità dei programmi governativi», sia di quella professionale «nelle offi-
cine pur dell’Asilo». Teneva inoltre conto della recente applicazione
delle leggi sul lavoro delle donne e dei fanciulli, stabilendo all’art. 34
che «gli allievi di età inferiore ai 12 anni non saranno destinati a ve-
runa officina ma frequenteranno le scuole e potranno essere occupati
soltanto in lavori non vietati dalle leggi ai fanciulli» .
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6. La terza fase della vita dell’Istituto: l’«Esternato di arti e mestieri»
Nel complesso quindi erano presenti dentro il complesso di via de’
Serragli una serie di officine che rispecchiavano abbastanza fedel-
mente l’articolazione del tessuto produttivo artigianale urbano, sia per
settori produttivi, sia per dimensione e qualificazione delle aziende. A
questo fortissimo insediamento corrispondeva un notevole amplia-
mento della base degli allievi dell’Istituto, che era tuttavia ben propor-
zionato all’ampiezza dell’insediamento produttivo, con una media di
meno di tre fanciulli per ognuna delle officine presenti. Nel 1904, i 56
allievi erano ancora suddivisi in 22 atelier artigianali : dagli orefici agli
scultori in legno, dagli stampatori agli incisori, dai verniciatori e dora-
tori agli elettricisti ; i laboratori più frequentati erano quelli dei tipo-
grafi e dei meccanici.
Il trattamento dei piccoli ospiti dell’Istituto era improntato a un
forte paternalismo, e implicava un notevole ruolo della famiglia. Ce-
sare Parissi, riprendendo un suggerimento che gli era venuto dai Padri
Scolopi, affermò esplicitamente che occorreva superare il modello dei
Convitti, che era utile «per quei fanciulli abbandonati orfani o disgra-
ziati […] che non hanno un tetto che li ricoveri», ma che finiva per
isolare il ragazzo in un mondo artificiale, e anche nei casi migliori, di
famiglie agiate che inviavano figli in collegio, era espressione di uno
spirito dei tempi nuovi che «oggi cospira in tutti i modi a dissolvere i
vincoli della famiglia». Invece era bene mantenere i vincoli familiari, e
quindi rivolgersi unicamente a ospitare ragazzi che continuavano a
36 Cfr. Statuto Organico della Pia Opera del SS. Redentore, cit., pp. 7-8.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)