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                L’Opera si impegnava anche a sostenere l’Asilo a fronte di eventuali
                successive difficoltà: «supplirà infine la Pia Opera alla deficienza, che
                potrà risultare, mediante le rendite nette del proprio patrimonio, pre-
                ferendo l’Asilo alle altre istituzioni posteriormente fondate». Lo Statuto
                confermava l’apertura agli allievi esterni di cui abbiamo già detto, e
                prevedeva che essi fruissero sia dell’istruzione elementare «in confor-
                mità dei programmi governativi», sia di quella professionale «nelle offi-
                cine  pur  dell’Asilo».  Teneva  inoltre  conto  della  recente  applicazione
                delle leggi sul lavoro delle donne e dei fanciulli, stabilendo all’art. 34
                che «gli allievi di età inferiore ai 12 anni non saranno destinati a ve-
                runa officina ma frequenteranno le scuole e potranno essere occupati
                soltanto in lavori non vietati dalle leggi ai fanciulli» .
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                6. La terza fase della vita dell’Istituto: l’«Esternato di arti e mestieri»

                   Nel complesso quindi erano presenti dentro il complesso di via de’
                Serragli  una  serie  di  officine  che  rispecchiavano  abbastanza  fedel-
                mente l’articolazione del tessuto produttivo artigianale urbano, sia per
                settori produttivi, sia per dimensione e qualificazione delle aziende. A
                questo  fortissimo  insediamento  corrispondeva  un  notevole  amplia-
                mento della base degli allievi dell’Istituto, che era tuttavia ben propor-
                zionato all’ampiezza dell’insediamento produttivo, con una media di
                meno di tre fanciulli per ognuna delle officine presenti. Nel 1904, i 56
                allievi erano ancora suddivisi in 22 atelier artigianali : dagli orefici agli
                scultori in legno, dagli stampatori agli incisori, dai verniciatori e dora-
                tori agli elettricisti ; i laboratori più frequentati erano quelli dei tipo-
                grafi e dei meccanici.
                   Il  trattamento  dei  piccoli  ospiti  dell’Istituto  era  improntato  a  un
                forte paternalismo, e implicava un notevole ruolo della famiglia. Ce-
                sare Parissi, riprendendo un suggerimento che gli era venuto dai Padri
                Scolopi, affermò esplicitamente che occorreva superare il modello dei
                Convitti, che era utile «per quei fanciulli abbandonati orfani o disgra-
                ziati […] che non hanno un tetto che li ricoveri», ma che finiva per
                isolare il ragazzo in un mondo artificiale, e anche nei casi migliori, di
                famiglie agiate che inviavano figli in collegio, era espressione di uno
                spirito dei tempi nuovi che «oggi cospira in tutti i modi a dissolvere i
                vincoli della famiglia». Invece era bene mantenere i vincoli familiari, e
                quindi  rivolgersi  unicamente  a  ospitare  ragazzi  che  continuavano  a





                   36  Cfr. Statuto Organico della Pia Opera del SS. Redentore, cit., pp. 7-8.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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