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Diritto ed epidemie nell’esperienza giuridica moderna e contemporanea 523
originalità, trattandosi di prassi già adottate nella pratica dai medici ,
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l’Autore ne riconosceva la forma innovativa nell’indicare le raccoman-
dazioni sulla preservazione dei luoghi e sulla cura degli infetti, quali
rimedi che sarebbero rimasti validi nei secoli a venire e che si fonda-
vano sul principio dell’isolamento della città disposto dalla pubblica
autorità, reso facilitato dall’esistenza delle mura.
Basti pensare alla peste di Messina del 1743, prolificata a dismi-
sura a seguito della celebrazione di pubbliche penitenze e processioni,
rivolte a ottenere un intervento divino che placasse il contagio, ma che
ebbero l’effetto di accrescere «i contatti e la pubblica avventura» .
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L’esplosione del morbo rese quindi necessario uno stringente apparato
di controllo della città disposto dalla Suprema Deputazione Generale
di Salute Pubblica del Regno, con la previsione di pene severe per chi
avesse transitato da un luogo all’altro senza autorizzazione. Tra le altre
misure di prevenzione fu disposta la chiusura delle botteghe, la so-
spensione dei divini uffizi, l’immediato seppellimento dei morti, l’aper-
tura di un lazzaretto per gli infetti e i convalescenti, la disinfezione,
tramite bruciatura, di letti, materassi e masserizie utilizzati dagli ap-
pestati : istruzioni che sarebbero state compendiate nel 1749 nel vo-
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lume Governo generale di sanità del Regno della Sicilia , al quale si
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sarebbe ispirato il governo borbonico per emanare nel 1751 le Istru-
zioni generali in materia di sanità , la cui materia avrebbe avuto
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nell’Ottocento una compiuta disciplina nel Regno di Napoli e negli altri
dinanzi a sé il giurista Reggiano quando componeva l’opera sua, benché punto non lo
citi, e dica di scrivere su di nuovo soggetto: nondimeno il Previdelli si schermì dall’ac-
cusa di plagio manipolando in modo alquanto diverso da chi l’aveva così preceduto la
trista materia». Ivi, vol. 2, Bologna, 1867, p. 81.
22 Ivi, pp. 78 e 81.
23 Ivi, vol. 4, 1876, p. 123.
24 Ibidem. Sull’argomento cfr. G. Restifo, Peste al confine: l’epidemia di Messina del
1743, Palermo 1984; M.S. Pellizzeri, Medici e appestati nella Sicilia del Cinquecento, in
Aa.Vv., Malattie, terapie e istituzioni sanitarie in Sicilia, Palermo, 1985, pp. 99-111; G.
Cosmacini, A.W. D’Agostino, La peste. Passato e presente, Milano, 2008; R. Alibrandi,
In salute e in malattia. Le leggi sanitarie borboniche fra Settecento e Ottocento, Milano,
2012; G. Martino, Preserve salutevoli contro il contagioso morbo. Deputazione di Sanità e
Lazzaretto di Messina in epoca borbonica, Roma, 2014; D. Palermo, La Suprema Depu-
tazione Generale di Salute Pubblica del Regno di Sicilia dall’emergenza alla stabilità, «Sto-
ria Urbana», n. 147 (2015), pp. 115-134; Id., I pericolosi miasmi, Gli interventi pubblici
per la disciplina delle attività generatrici di esalazioni nel Regno di Sicilia (1743-1805),
Palermo, 2018.
25 P. La Placa, Governo generale di sanità del Regno di Sicilia e instruzioni del lazz-
eretto della città di Messina, Palermo, 1749.
26 Prammatica CXXXIII. Istruzioni generali in materia di sanità, Napoli 15 settembre
1751, in Nuova collezione delle prammatiche del Regno di Napoli, t. IX, Napoli, 1804,
pp. 246-293.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Agosto 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)