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570 Maurizio Vesco
Fig. 14. Disegno quotato e schema di montaggio degli elementi marmorei per il loggiato del
Palazzo Reale di Palermo; da M.S. Di Fede, Il vicerè García di Toledo e i cantieri reali cit.
la famiglia Lercari – giusto un Lercari, Giovan Battista, avrebbe fatto
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da intermediario nell’acquisto dei marmi palermitani .
Negli elenchi dettagliatissimi, stilati nel dicembre del 1568, dei pezzi
contenuti nelle 274 casse depositate in cantiere figurano colonne, plinti,
fregi, architravi e balaustrini, persino i mattoni ottagonali in ardesia e
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i tozzetti in marmo di Carrara per il pavimento del loggiato . Solo a
qualche giorno di distanza, il viceré, costantemente aggiornato sul pro-
cedere dei lavori, lamentava il costo da lui ritenuto esorbitante di un
grosso “pilastro” – ma forse si trattava del livello basamentale del corpo
di fabbrica – sul quale avrebbe dovuto insistere il duplice loggiato e
proponeva, intervenendo pesantemente sulla gestione e sulla condu-
zione del cantiere, di avvalersi di forza-lavoro gratuita quale quella degli
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schiavi al remo nelle regie galere pur di poter vedere compiuta l’opera .
Credo invece che l’ipotesi opposta, che, cioè, proprio il Toledo possa
avere avanzato l’idea di una facciata loggiata a più ordini, potrebbe es-
sere avvalorata da più di una considerazione. Anche se l’articolazione
di un loggiato a più ordini in facciata rievoca immancabilmente il cele-
bre esempio romano della Loggia Vaticana, il tipo di loggiato a cui si ri-
corre sembra derivare direttamente dall’ambiente genovese: il più volte
78 Aspa, Tribunal del Real Patrimonio, Lettere viceregie, reg. 552, c. 5v.
79 A. Pettineo, Giorgio Di Fazio e i Gagini cit., p. 58.
80 Lettere di don García cit., f. 266r.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)