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Una strada, due regge, una mappa: la committenza di don García Álvarez de Toledo 567



             zionario governativo rimproverandogli di non avere ancora provveduto
             a inviargli le misure delle superfici di una serie di camere della reggia.
             La richiesta suona solo apparentemente strana: il viceré voleva scegliere
             personalmente nella cittadina, principale centro di produzione fittile
             dell’isola, i mattoni maiolicati con cui pavimentare i nuovi ambienti da
             poco  completati,  tanto  quelli  realizzati  sotto  il  suo  governo  quanto
             quelli  voluti  dal  duca  di  Medinaceli  e  persino  dallo  stesso  Juan  de
             Vega, come la sala di la mursia, l’odierna sala di re Ruggero, al centro
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             degli interessi di quest’ultimo viceré . Don García sollecitava quindi
             l’invio tempestivo dei dati richiesti, cioè della «mesura del pavimento
             di interra de la seconda cammera chi feci l’illustrissimo duca di Medi-
             naceli et de la terza cammara dell’appartamento dove stamo noi, di
             quelli del mosayco et de la loggetta appresso et di quella a dammuso
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             fatta per detto illustre duca» .
                D’altronde, già l’anno precedente il viceré aveva fatto acquistare a
             Sciacca  una  grossa  fornitura  di  mattoni  per  il  cantiere  del  palazzo
             messinese e con la stessa attenzione, nel suo tentativo di controllare
             tutto e tutti, aveva concluso la lettera indirizzata al secreto della citta-
             dina invitandolo a verificare «che ditti maduni siano boni, ben fatti et
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             ben cotti» . La nuova partita destinata alla fabbrica palermitana, mat-
             toni bianchi smaltati, espressamente voluti da Toledo al posto di più
             semplici mattoni in cotto, consisteva in 16.000 pezzi per una superficie
             di circa 360 metri quadri. Quando il presidente del Regno due mesi
             più tardi inviò indicazioni dettagliate perché l’acquisto dei mattoni av-
             venisse secondo i desiderata del viceré ordinò che «se facciano lavorare
             conforme a le mostre che se dedino in quessa città de Xacca a la Ex-
             cellentia dell’Illustrissimo signor don Garsia et non di quelli ordinarii»,
             che fossero, dunque, del tutto eguali ai campioni che il viceré aveva
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             portato via con sé alla partenza dalla cittadina siciliana .
                Il controllo esercitato da Toledo era capillare riguardo a ogni aspetto
             delle fabbriche regie: uomini, materiali, scelte progettuali, modalità di
             organizzazione del cantiere, costi. E quando lontano, perché impegnato
             in azioni belliche sui mari o perché in convalescenza nella villa puteo-
             lana che era stata del padre, egli non si limitava a controllare attraverso
             informazioni e avisi, ma affidava direttamente la gestione delle opere a
             suoi referenti: il presidente del Regno, che da lui stesso veniva nomi-




                65  M. Vesco, Il mito normanno nella cultura artistica della Sicilia degli Asburgo: costru-
             zione identitaria e rappresentazione del potere, «Acta/Artis. Estudis d’Art Modern», 3
             (2015), pp. 15-25, alle pp. 17-19.
                66  Aspa, Tribunal del Real Patrimonio, Lettere viceregie, reg. 531, c. 58v.
                67  Ivi, reg. 517, c. 133r.
                68  Ivi, reg. 528, c. 46v.


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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