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           neva schiacciato sotto la pressione di una maggiore attenzione verso
           la più ben nota schiavitù atlantica. Nuovi approcci e nuove indagini
           archivistiche hanno portato alla riscoperta di un campo di indagine
           che, oltre a essere ancora per buona parte da esplorare, risulta essere
           di eccezionale interesse anche in riferimento alla pressione migratoria
           che in questo momento viene esercitata nel bacino del Mediterraneo,
           non senza la grave presenza di gruppi criminali impegnati nello human
           trafficking.
              Indagare sugli schiavi e sui cautivos significa riflettere sulle identità
           e sul mercato delle identità – anche in un’ottica attuale –, sul valore
           degli uomini, sulla contrattazione privata dei prezzi, su come esistes-
           sero spazi interstiziali tra mondo cristiano e mondo mussulmano tali
           che la Redemption Economy era uno dei modi attraverso i quali le due
           sponde rimanevano in contatto e finanziavano le loro economie. L’om-
           brello statale se da una parte permetteva e incentivava questi scambi,
           dall’altra non era in grado di assolvere a una funzione regolatrice del
           mercato. Come si è osservato, il valore d’uso e il valore di scambio degli
           uomini venivano determinati in maniera particolare, non solo attra-
           verso l’incontro della domanda e dell’offerta, non solo attraverso delle
           norme statali e, non per forza, attraverso un sistema di informazioni
           che solo a volte poteva andare a influire sul prezzo finale dello schiavo
           o del cautivo. Invece, era proprio la contrattazione tra diversi attori, in
           maniera privata, secondo norme a volte sfuggenti – quali ad esempio il
           potere di contrattazione della famiglia del prigioniero da riscattare e il
           potere di contrattazione del prigioniero stesso – che andava a costruire
           il mercato mediterraneo degli schiavi. Ciò non esclude la presenza di
           rapporti di forza, che anzi potevano far aumentare il prezzo di riscatto
           degli schiavi, sia cristiani che musulmani.
              Il possesso di uomini-merce permetteva infatti ai padroni di dirigere
           le trattative, cercando di addivenire al più alto prezzo di vendita possi-
           bile. Inoltre, come già ricordato, se alcuni paramentri potevano influen-
           zare in maniera evidente il valore dell’uomo-merce, come ad esempio
           l’età  apparente,  altri  erano  senz’altro  più  scivolosi.  L’identità  era
           appunto uno di questi e determinare la storia di uno schiavo, la sua
           vera fede, se l’avesse rinnegata, oltre a non essere semplice, poneva
           probabilmente i privati di fronte alla necessità di rimandare a dati mag-
           giormente oggettivi, come il colore della pelle che, come accadeva a
           Valencia, poteva essere sufficiente a ritenere che una persona, benchè
           si definisse cristiana, potesse essere introdotta nel Regno come schiava
           perché ritenuta morisca e quindi musulmana, in un gioco di identità
           sempre cangianti e sempre soggette a essere rinnovate e rinegoziate.







           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017    n.41
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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