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694 Fabrizio Filioli Uranio, Gaetano Sabatini
neva schiacciato sotto la pressione di una maggiore attenzione verso
la più ben nota schiavitù atlantica. Nuovi approcci e nuove indagini
archivistiche hanno portato alla riscoperta di un campo di indagine
che, oltre a essere ancora per buona parte da esplorare, risulta essere
di eccezionale interesse anche in riferimento alla pressione migratoria
che in questo momento viene esercitata nel bacino del Mediterraneo,
non senza la grave presenza di gruppi criminali impegnati nello human
trafficking.
Indagare sugli schiavi e sui cautivos significa riflettere sulle identità
e sul mercato delle identità – anche in un’ottica attuale –, sul valore
degli uomini, sulla contrattazione privata dei prezzi, su come esistes-
sero spazi interstiziali tra mondo cristiano e mondo mussulmano tali
che la Redemption Economy era uno dei modi attraverso i quali le due
sponde rimanevano in contatto e finanziavano le loro economie. L’om-
brello statale se da una parte permetteva e incentivava questi scambi,
dall’altra non era in grado di assolvere a una funzione regolatrice del
mercato. Come si è osservato, il valore d’uso e il valore di scambio degli
uomini venivano determinati in maniera particolare, non solo attra-
verso l’incontro della domanda e dell’offerta, non solo attraverso delle
norme statali e, non per forza, attraverso un sistema di informazioni
che solo a volte poteva andare a influire sul prezzo finale dello schiavo
o del cautivo. Invece, era proprio la contrattazione tra diversi attori, in
maniera privata, secondo norme a volte sfuggenti – quali ad esempio il
potere di contrattazione della famiglia del prigioniero da riscattare e il
potere di contrattazione del prigioniero stesso – che andava a costruire
il mercato mediterraneo degli schiavi. Ciò non esclude la presenza di
rapporti di forza, che anzi potevano far aumentare il prezzo di riscatto
degli schiavi, sia cristiani che musulmani.
Il possesso di uomini-merce permetteva infatti ai padroni di dirigere
le trattative, cercando di addivenire al più alto prezzo di vendita possi-
bile. Inoltre, come già ricordato, se alcuni paramentri potevano influen-
zare in maniera evidente il valore dell’uomo-merce, come ad esempio
l’età apparente, altri erano senz’altro più scivolosi. L’identità era
appunto uno di questi e determinare la storia di uno schiavo, la sua
vera fede, se l’avesse rinnegata, oltre a non essere semplice, poneva
probabilmente i privati di fronte alla necessità di rimandare a dati mag-
giormente oggettivi, come il colore della pelle che, come accadeva a
Valencia, poteva essere sufficiente a ritenere che una persona, benchè
si definisse cristiana, potesse essere introdotta nel Regno come schiava
perché ritenuta morisca e quindi musulmana, in un gioco di identità
sempre cangianti e sempre soggette a essere rinnovate e rinegoziate.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)