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Una strada, due regge, una mappa: la committenza di don García Álvarez de Toledo 549
accuratamente scelti dalla Regia Corte, tra cui diversi di provenienza
straniera – genovesi, napoletani e fiorentini da poco trasferitisi a Pa-
lermo –, coordinati dal capomastro Andrea Di Faccio, maestri da im-
piegare per la preparazione della flotta in vista della partenza per le
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coste africane . Qualche mese più tardi, a novembre, forse per il biso-
gno di manodopera, forse per il sopraggiungere di difficoltà in cantiere,
alla prima squadra di muratori ne sarebbe stata affiancata una se-
conda, meno numerosa ma che potremmo definire “iperqualificata”, la
stessa alla quale solo una settimana prima era stata appaltata la co-
struzione della nuova facciata del Palazzo Reale palermitano, di cui si
dirà nel seguito, della quale facevano parte alcuni dei capomastri-
architetti più accreditati nell’isola: Giorgio Di Faccio, Giovan Francesco
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Lombardo e soprattutto Nicola Fachenti , quest’ultimo divenuto cele-
bre, una decina di anni prima, per la realizzazione del ponte di Capo-
darso, fin da subito e per oltre due secoli una delle costruzioni più
ammirate in Sicilia per l’arditezza della sua struttura.
Ben maggiore dovette essere lo sforzo compiuto dall’apparato della
Corte per approntare le diverse squadre di guastatori da inviare a Go-
letta: d’altra parte, soprattutto nelle situazioni di urgenza come quella,
la loro opera era la più necessaria per lo scavo di fossati e trincee,
nonché per erigere bastioni e fortini in terra e fascine, opere provvisio-
nali spesso decisive per l’esito di un assedio o di una battaglia. Tra i
mesi di aprile e di settembre del 1566 don García ne inviò a Tunisi
oltre 400 in più contingenti, di cui il più numeroso composto da 150
uomini, dopo averli fatti condurre a Palermo da incaricati di sua fiducia
spediti in ogni angolo dell’isola. Si trattava – è vero – di gente non qua-
lificata, che rappresentava solo bassa manovalanza, ma che per la
straordinaria varietà della sua origine dava vita a un melting pot sociale
e a un’accumulazione di esperienze, tanto nei cantieri delle fortificazioni
quanto sui campi di battaglia, del tutto rari: non solo siciliani di ogni
città e terra, ma anche tanti campani, pugliesi e calabresi, romani e
toscani, veneziani e lombardi, sardi e perugini, persino greci e francesi,
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spagnoli e portoghesi .
Di García de Toledo, comunque, si è preferito sinora sottolineare la
sua identità di uomo d’armi, di stratega, sebbene pure da questo punto
di vista gli studi rimangano assai pochi e ancora si attende un contri-
buto monografico che possa colmare il vuoto storiografico su un per-
sonaggio di tale calibro: non c’è nulla di paragonabile agli studi sul
padre Pedro, che rimangono anzi, al momento, passaggio obbligato
14 Aspa, Notai defunti, Giuseppe Fugazza, reg. 6792, c. 936v.
15 Ivi, c. 12 novembre 1566.
16 Ivi, reg. 6791, cc. 1202 v, 1271v, 1553r, 1622r, 1622v, 1623r, 1623v.
n.41 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)