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Una strada, due regge, una mappa: la committenza di don García Álvarez de Toledo 559



             di opere fondamentali per l’ammodernamento e la monumentalizza-
             zione  delle  due  residenze  reali,  come  peraltro  ricordato  per  il  caso
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             messinese  anche  dalla  fonti  letterarie  coeve .  È  ancora  una  volta,
             però, la corrispondenza riservata intrattenuta con il presidente del Re-
             gno a chiarire senza ombra di dubbio come i frequenti allontanamenti
             del viceré dall’isola in alcun modo lo distolsero dagli impegni edificatori
             assunti nelle due città-capitali siciliane: anzi l’immagine che si ricava
             dall’epistolario è quella di un committente attento, desideroso di essere
             aggiornato di continuo e con dovizia di particolari sul procedere dei la-
             vori, in possesso di idee chiare sulle soluzioni da adottare, per nulla
             disponibile a lasciare spazio decisionale ad alcuno e sempre preoccu-
             pato dell’eventualità di frodi e malversazioni.
                Il palazzo reale messinese che accolse don García al momento del
             suo insediamento in Sicilia era ancora un cantiere aperto, un edificio
             privo, o quanto meno carente, di spazi adeguati al viceré e alla sua
             corte [Fig. 9]. A neanche due settimane di distanza dalla presa di pos-
             sesso  del  palazzo,  infatti,  don  García  si  affrettava  ad  autorizzare  la
             spesa per opere in un primo momento, forse con le idee ancora non
             tanto chiare sul da farsi, indicate genericamente come «repari et adu-
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             bamenti necessari» , chiarendo però fin da subito la duplice natura
             dell’intervento auspicato, sia manutentiva che decorativa, opere che
             avrebbero visto come protagonista il celebre architetto toscano Andrea
             Calamecca, giunto a Messina proprio nel 1565 e da subito richiamato
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             nella fabbrica palatina .
                A qualche settimana di distanza, ai primi di aprile, il cantiere era
             già avviato, data l’urgenza di predisporre camere per i Toledo e per il
             loro seguito «per la scarsecza di stancii di questo regio palacio dove
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             noi habitamo con nostra casa et famiglia» , e riguardava più in parti-
             colare «doi stantii che novamente di ordini nostro si fanno [...] sopra li
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             archi del tocco» . Non è chiaro di quali ambienti si trattasse: per la
             conoscenza, purtroppo assai limitata, che si ha della fabbrica messi-



                41  Riguardo alla «nuova struttura del Palazzo Reale» di Messina, infatti, il cronista
             Buonfiglio ricorda come «hoggi si vede in buona parte rimbellito et ampliato con superba
             struttura, cominciata da Don Garzia di Toledo»; G. Buonfiglio Costanzo, Messina città
             nobilissima cit., f. 35v. Il Buonfiglio si rifaceva sicuramente a quanto riportato prima di
             lui da Francesco Maurolico riguardo alle opere attuate dal viceré marchese di Pescara
             nella residenza regia: «Praeses iste Messanae Regium Palatium, jam pridem a Toledo
             inceptum, & a marchione Pescariae prosequutum, aedificiis ornat»; F. Maurolico, Sica-
             nicarum rerum compendium..., [Pietro Spira, Messina, 1562] typis Don Victorini Maffei,
             Messina, 1716, p. 256.
                42  Aspa, Tribunale del Real Patrimonio, Lettere viceregie, reg. 521, c. 234r.
                43  N. Aricò, Una città in architettura cit., p. 95.
                44  Aspa, Tribunale del Real Patrimonio, Lettere viceregie, reg. 521, c. 241r.
                45  Ivi, c. 268r.


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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