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                e sinistra machinazione contro esso … et far castigare li colpevoli et
                deponenti  la  detta  falsità,  mentre  l’esponente  d’anni  32  a  questa
                parte non ha dato scandalo di sua vita a persona veruna ma sempre
                have campato da religioso». Il giudice della Monarchia Juan de Tor-
                resilla dispose dunque che, entro tre giorni, i religiosi gli riferissero
                sullo stato della causa e giustificassero il proprio operato; nel frat-
                tempo non si sarebbe dovuto compiere alcun ulteriore atto .
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                   Già l’indomani padre Giovanni Battista da Palermo, provinciale dei
                Minimi, giustificò dinanzi al giudice Torresilla quanto compiuto. Ri-
                badì che padre Vincenzo era stato condotto da lui, «come suo supe-
                riore, con ordine di tenerlo carcerato et per castigarlo». Dalle testimo-
                nianze raccolte dalla Corte arcivescovile era apparso in modo inequi-
                vocabile che la prolungata frequentazione tra padre Vincenzo e Onofria
                aveva  suscitato  «molto  scandalo  delle  persone  secolari»  e  pertanto
                aveva deciso di recluderlo preventivamente nella sua camera e sospen-
                derlo subito dalla carica di “correttore”, «per potere contro quello pro-
                cedere conforme è di giustitia, cossì per le costitutioni della nostra re-
                ligione, come per li sacri canoni e leggi comuni», e anche perché il con-
                vento del quale padre Vincenzo era superiore «è luogo di noviziato et
                dimora di tanta gioventù et tanti religiosi, dando a quelli costì malo
                esempio et scandalo grande». La posizione del confratello era stata ag-
                gravata tanto dalla notizia della sua recidività, comunicatagli dall’ar-
                civescovo, quanto dagli interrogatori condotti dallo stesso provinciale:
                i testimoni non solo avevano ribadito ai religiosi quanto dichiarato di-
                nanzi alla Corte arcivescovile ma anche aggiunto qualche nuovo ele-
                mento . Altrettanto rapidamente fra Bonaventura da Noto inviò alla
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                Regia Monarchia l’intero incartamento del processo .
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                   Il 24 marzo 1640, il giudice della Monarchia Gaspare de Criales,
                appena  succeduto  al  Torresilla,  ammise  il  “gravame”  e  il  processo
                contro padre Vincenzo fu avocato dal tribunale regio . Non sappiamo
                                                                   89
                l’esito della vicenda ma di sicuro appare evidente come la possibilità
                di ricorso alla Regia Monarchia vanificasse nei fatti la giurisdizione
                ecclesiastica, tanto quella vescovile quanto quella esercitata dai “su-
                periori maggiori” degli ordini religiosi.



                   86  Atto del giudice della Monarchia sul memoriale di padre Vincenzo da Palermo, ivi,
                carte non numerate, 22 febbraio 1640.
                   87  Fra Giovanni Battista da Palermo, provinciale dei Minimi al giudice della Mo-
                narchia, ivi, carte non numerate, 23 febbraio 1640.
                   88  Lettera di trasmissione degli atti del processo contro padre Vincenzo da Pa-
                lermo celebrato dinanzi al collegio nominato dall’ordine dei Minimi, ivi, carte non
                numerate, 1 marzo 1640
                   89  Atto di ammissione del gravame presentato da padre Vincenzo da Palermo da
                parte del giudice della Monarchia, ivi, carte non numerate, 24 marzo 1640.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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