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Il Tribunale della Regia Monarchia di Sicilia nel XVII secolo    715


                    seguito il tribunale della Regia Gran Corte in sede criminale aveva
                    avviato il processo. Il ricorso del “ricevitore” si era concluso con suc-
                    cesso e il procedimento era stato devoluto alla giustizia dell’Ordine
                    di Malta 104 . Inoltre, nel 1618, in analoghe circostanze, giunse ai tri-
                    bunali melitensi un processo contro don Geronimo de Aragon, reo
                    assieme ad altri, di avere ferito a morte, nottetempo, con una schiop-
                    pettata don Francesco Agliata e Paruta, principe di Villafranca 105 .
                       Nel 1645, la Corte capitaniale di Palermo intentò un procedimento
                    contro il cavaliere di Malta Cesare Montalto, accusato di avere ferito
                    don Francesco Bonanno, che si era concluso con il “bando” del reo.
                    L’anno successivo fra Carlo Valdina, “ricevitore” e commissario gene-
                    rale del “priore”, fece ricorso alla Regia Monarchia per sostenere l’il-
                    legittimità del tribunale cittadino a giudicare una persona da lui ri-
                    tenuta esente, «per li privilegii reali et imperiali et per bolli et rescritti
                    pontificii», azione che non poteva essere compiuta «se non da detta
                    sacra Religione», e chiese che il processo fosse affidato alla giustizia
                    melitense e che il “bando” fosse cancellato. Il giudizio di competenza
                    si concluse con la devoluzione ai tribunali dell’Ordine 106 .


                    8. Conclusioni

                       Un’analisi di alcune vicende in cui è coinvolto il Tribunale della
                    Regia Monarchia – parte di una mappatura non completa ma piutto-
                    sto ampia dei processi i cui fascicoli sono reperibili in archivio –, più
                    che la sua quasi mitica rappresentazione all’interno degli apparati
                    giudiziari dell’isola come il luogo in cui in modo più efficace e diretto
                    venivano esercitate le prerogative in materia ecclesiastica del re, il-
                    lumina situazioni più concrete: il prestigio dei giudici della Monar-
                    chia li poneva in una posizione politica centrale, soprattutto nei mo-
                    menti di conflitto tra ceti e gruppi sociali e politici, ma l’azione di
                    risoluzione di controversie intricate quanto il reticolo giurisdizionale
                    di “antico regime” si limitava prevalentemente non a grandi questioni
                    ma a un universo di situazioni di reato e conflitti, non esclusi quelli
                    economici, caratteristici della vita di piccole e grandi città. Poco fre-
                    quenti erano i conflitti tra vescovi e importanti istituzioni nei quali il
                    tribunale era chiamato in causa; più ricorrenti erano gli interventi
                    della Regia Monarchia richiesti da chi desiderava evitare sanzioni o



                       104   Memoriale  di  fra  Nicolò  La  Manna,  Asp,  Rm,  vol.  2,  carte  non  numerate,  13
                    settembre 1606.
                       105  Attestazione di remissione alla giurisdizione dell’Ordine di Malta, ivi, carte non
                    numerate, 26 ottobre 1636.
                       106  Memoriale di fra Carlo Valdina, ivi, carte non numerate, 10 febbraio 1646.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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