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«Lini» e «sete» nel Bilancio di commercio dello Stato di Milano del 1778 777
di esperienze e di competenze che permise al setificio locale di vivere
una “nuova stagione” proprio mentre veniva redatto il bilancio di com-
mercio del 1778, grazie alla definizione di provvedimenti daziari che
agevolarono la collocazione delle seterie lombarde sulle piazze asbur-
giche d’oltralpe .
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Al di là di qualche azzardo, come nel caso delle telerie, Scorza era
un buon conoscitore della condizione nella quale versava il commercio
lombardo (inteso nell’accezione del tempo: scambi e manifatture ) e
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di provata esperienza in campo daziario e contabile, acquisita diretta-
mente attraverso la gestione dei registri delle dogane. Dal 1758 al 1770
aveva prestato servizio negli uffici della Ferma a fianco di Antonio
Greppi, il capo degli appaltatori che riscuotevano fra gli altri i dazi
sull’import-export. Sciolta la Ferma nel 1771 era stato assunto nell’am-
ministrazione pubblica, destinato dapprima al Dipartimento di Fi-
nanza del Magistrato Camerale, cui erano passate le competenze della
Ferma, e nel 1774 alla Camera dei Conti, l’organo di governo preposto
alla contabilità dello Stato di Milano . Alla sua competenza dobbiamo
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la redazione di un bilancio di commercio come quello del ‘78 che, per
quanto riguarda la sezione relativa all’import-export, ha il pregio – ri-
badisco – di presentare i dettagli dei vari comparti merceologici, ma in
modo differente rispetto a quelli del bilancio del ’62 . Questi ultimi,
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infatti, erano stati ordinati per poi essere inclusi nelle classi merceo-
logiche che sarebbero comparse nel bilancio di commercio; quindi non
per essere resi pubblici, tanto che oggi ne disponiamo perché Pietro
Verri li conservò nel proprio archivio . I dettagli del ’78, invece, sono
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parte integrante del bilancio di commercio. Sono, quindi, di necessità
più sintetici rispetto a quelli del ‘62, perché furono elaborati per essere
resi funzionali ai lavori di riforma della tariffa daziaria.
La fonte che è alla base di questo contributo, il bilancio di commer-
cio del 1778, rispetto a quella del ’62 è, dunque, meno generosa. Basti
scorrere i dati relativi alle tele di lino o in misto lino presenti nelle
pagine seguenti: neppure quaranta varietà contro – come ho detto – le
oltre duecento del ’62; soltanto il lemma «camicce», mentre nel ’62 si
30 B. Caizzi, Industria, commercio e banca cit., p. 233; A. Moioli, Assetti manifatturieri
nella Lombardia politicamente divisa della seconda metà del Settecento, in S. Zaninelli
(a cura di), Storia dell’industria lombarda, vol. I: Dal Settecento all’unità politica, Il Poli-
filo, Milano, 1988, p. 83.
31 C. Capra, I progressi della ragione. Vita di Pietro Verri, il Mulino, Bologna, 2002,
p. 166.
32 G. Tonelli, Baldassarre Scorza e la riforma daziaria cit. pp. 32-39.
33 Si vedano le fonti citate nella nota n. 2.
34 Sull’Archivio di Pietro e di altri membri famiglia Verri, custodito presso la Frm, si
veda G. Panizza – B. Costa, L’archivio Verri. Parte seconda. La «Raccolta Verriana», Fon-
dazione Raffaele Mattioli per la Storia del Pensiero economico, Milano, 2000.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)