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566 Luciano Pezzolo
600.000 ducati del donativo napoletano, decretato nel 1549, da ri-
scuotersi entro Natale del 1551, a febbraio 1552 erano stati versati
ben 573.283 ducati, vale a dire un soddisfacente 95,5 per cento . Nel
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dicembre del 1621 risultava che i percettori delle imposte dirette (i
cosiddetti fiscali) fossero riusciti a raccoglier ben l’84,5 per cento
dell’intero ammontare previsto per quell’anno . Tuttavia la situazione
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del regno di Napoli era destinata a peggiorare drammaticamente nei
decenni a venire. A dimostrazione dello sfaldamento delle relazioni tra
fisco e contribuenti del Regno, tra il 1564 e il 1631 l’ammontare dei
debiti verso la Tesoreria reale crebbe da 2.261.579 a ben 13.885.890
ducati ; in termini reali si passò da 62.193 quintali d’argento allo
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straordinario ammontare di 279.106 quintali, con un incremento del
350 per cento. Rimane il problema se si trattasse di denaro non ver-
sato dai contribuenti oppure se fosse trattenuto dai vari ufficiali e ri-
scossori che non lo consegnavano allo stato. Alcuni dati veneziani e
siciliani ci presentano un’immagine più articolata e precisa. Nel ven-
tennio 1553-1573 la somma versata per il donativo siciliano entro il
primo anno raggiunse in media l’82 per cento , mentre nella repub-
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blica veneta il sussidio ordinario fu pagato da Verona secondo l’anda-
mento riassunto nella seguente Tabella I.
I dati veronesi mostrano che i cittadini si comportarono in maniera
differenziata. L’ultimo quarto del secolo fu segnato da una certa solle-
citudine dei contribuenti, che pagarono gran parte del sussidio entro
il primo anno. Gli anni della guerra di Cipro (1570-73) videro una ri-
sposta abbastanza pronta, mentre in precedenza i tempi di riscossione
erano stati piuttosto lenti. Interessa notare poi che l’efficienza della
riscossione migliorò a partire dagli anni Ottanta, nonostante le gravi
difficoltà agrarie che caratterizzarono lo scorcio del secolo. A Venezia
la congiuntura bellica di Lepanto fu segnata da un elevato accumulo
di debiti d’imposta, come la Tab. II mostra.
Si potrebbe pensare che la risposta dei veneziani fosse stata piut-
tosto tiepida, ma è opportuno ricordare che la domanda fiscale crebbe
notevolmente durante la crisi e che probabilmente ciò mise in difficoltà
una parte del corpo contribuente.
50 F. Chabod, Storia di Milano nell’epoca di Carlo V, Einaudi, Torino, 1971, pp. 365-366.
51 Vedi la documentazione pubblicata da G. Coniglio, Declino del Viceregno di Napoli
(1599-1689), Giannini, Napoli, 1991, p. 1293.
52 G. Muto, Apparati finanziari e gestione della fiscalità nel Regno di Napoli dalla
seconda metà del ‘500 alla crisi degli anni ’20 del sec. XVII, in La fiscalité et ses implica-
tions sociales en Italie et en France aux XVIIe et XVIIIe siècles, Ecole Française de Rome,
Rome, 1980, p. 149.
53 A. Giuffrida, La finanza pubblica nella Sicilia del ‘500, Sciascia, Caltanisetta, 1999,
pp. 154-164.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)