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Il network commerciale del Magistrato dell’Abbondanza genovese 595
morte, sopraggiunta alla fine del 1590, impedì al Gastodengo di inter-
venire a favore di Genova, che lo aveva interpellato per la sua ingerenza
nella gestione dei tre caricatori siciliani di Sciacca, Girgenti e Termini
Imerese . A queste figure si deve aggiungere Giovanni Francesco Balbi,
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all’epoca anche ufficiale dell’Abbondanza, che insieme ai due fratelli
Bartolomeo e Geronimo aveva fondato una ditta ad Anversa. Le loro
operazioni per rifornire Genova di cereali sono ben documentate: una
volta ricevuta la commissione dal Magistrato, il compito di acquistare il
grano era affidato a Guglielmo Bertolotto, altro aristocratico genovese
residente ad Anversa, che lavorava per i Balbi e per conto loro svolgeva
anche la funzione di procuratore di fiera. Dei noli delle navi, dei rapporti
con i patroni, dello stoccaggio del carico e dell’invio a Genova si occu-
pava invece Gaspare Quingetti, che, una volta partite le imbarcazioni,
spediva all’Abbondanza le informazioni necessarie. In questo modo, i
Balbi inviarono a Genova 13.366 mine, su un totale di 50.096 commis-
sionate dall’Abbondanza nella città di Anversa .
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L’estensione e la solidità delle reti commerciali e finanziarie che Ge-
nova vantava ormai da diversi decenni sulle piazze del Nord Europa
fecero sì che la Repubblica non dovesse ricorrere a inviati speciali per
ottenere cereali sui mercati baltici, al contrario di quanto accadde in
altri stati . L’Abbondanza valutò a chi fare riferimento, scegliendo fra
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i membri dell’élite finanziaria e commerciale coloro che potevano ga-
rantire maggiore reputazione sulle piazze di residenza, oltre a solidità
di pagamenti in loco e nelle fiere di cambio. Il grano era infatti pagato
all’acquisto dal mercante, poi rimborsato in fiera del costo dei cereali
e delle spese sostenute da Giuseppe Isola, procuratore dell’Abbon-
danza. Grazie a questo sistema, nel porto di Genova entrarono, nei
primi tre mesi del 1592, almeno 188 navi cariche di grano ; il totale
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71 Asge, Archivio Segreto, 1868, Litterarum, lettera al principe Doria, 21 giugno 1590.
Per la figura del Gastodengo e il suo appoggio alla causa genovese, cfr. G. Assereto, La
città fedelissima. Savona e il governo genovese fra XVI e XVIII secolo, Daner Ferraris
Editore, Savona, 2007, p. 112. Genova aveva già avuto rapporti con il Gastodengo: in
una lettera del giugno 1591 si cita l’invio di 300.000 reali in Sicilia, avvenuto a metà del
1590 per conto del Magistrato dell’Abbondanza genovese. Una diatriba di natura eco-
nomica con gli eredi del Gastodengo continuò diversi anni dopo la sua morte: se ne
possono trovare tracce negli atti e nelle lettere dell’Abbondanza.
72 Ascge, Abbondanza, 700-701, Litterarum. Per gli invii di cereali dei Balbi si vedano
le quietanze di pagamento contenute in Asge, Notai Antichi, 3061-3062, Gio Francesco
Valetaro. Notizie sulle altre attività dei Balbi ad Anversa si possono trovare in E. Grendi,
I Balbi cit.; V. Vazquez De Prada, Lettres cit., Tome I, pp. 192-193.
73 F. Braudel, Civiltà e imperi cit., p. 622; M. Brunetti, Tre ambasciate annonarie
veneziane. Marino (1539-40) e Sigismondo Cavalli (1559-1560) in Baviera; Marco Ottoboni
(1590) in Danzica, «Archivio Veneto», A. LXXXVI, n. 93/94 (1956), pp. 88-115.
74 Si veda la descrizione in A. Roccatagliata, Annali della Repubblica di Genova
dall’anno 1581 al 1607, Vincenzo Canepa Editore, Genova, 1873, p. 158. Un’analisi
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)