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                Collegi .  Questi  non  erano  interessati  solamente  all’aspetto  econo-
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                mico,  ma  anche  al  fatto  che  un  simile  debito  avrebbe  irrimediabil-
                mente leso la fede pubblica dell’Abbondanza: cosa che portò, per al-
                cuni mesi, a discutere in Senato la possibilità di abolire l’istituzione
                annonaria cittadina .
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                   I primi risultati qui presentati fanno emergere alcuni spunti di ri-
                flessione, che saranno oggetto di approfondimenti successivi. Punto di
                particolare interesse è il ruolo avuto dalla crisi cerealicola nell’allarga-
                mento delle reti del Magistrato. Il ricorso ai mercati e ai mercanti del
                Nord non si limitò al periodo di crisi, ma divenne strutturale nell’ope-
                rato degli ufficiali dell’Abbondanza. Il grano proveniente dal Nord co-
                stituiva il 45% del grano totale presente nei magazzini pubblici ancora
                nel 1606, quindici anni dopo la grande carestia, e il 34% nel 1620 .
                                                                                  85
                Il dato più importante emerso finora, tuttavia, è che il cosiddetto “ar-
                rivo del grano nordico” aprì una via prima poco percorsa e, se cogliamo
                l’intuizione di Braudel che scrisse che il grano non è venuto da solo ,
                                                                                  86
                è necessario indagare secondo quali canali e cronologie fu accompa-
                gnato e seguito da altre merci.













                   83  Sul debito del Magistrato, si veda Asge, Archivio Segreto, 1028, Propositionum, 12
                febbraio 1592. Per la discussione sulla sopravvivenza dell’istituzione Ivi, 20 febbraio
                1592. Per le fiere di cambio, «un mercato del credito attraverso il quale si spostavano
                enormi quantità di denaro da un luogo (o piazza) all’altro», e per il loro funzionamento
                si vedano G. Mandich, Le fiere genovesi di soli cambi culla delle borse valori, «Rivista
                Milanese di Economia», 17 (1986), pp. 132-146; C. Marsilio, Dove il denaro cit., in par-
                ticolare pp. 27-39. Per la moneta utilizzata in fiera, gli scudi di marche, si può consul-
                tare, oltre al volume di Claudio Marsilio, anche G. Felloni, Un système monétaire atypi-
                que: la monnaie de marc dans les foires de change génoises, XVIe -XVIIe siècle, in J. Day
                (a cura di), Études d’histoire monétaire, Presses Universitaires de Lille, Lille, 1984, pp.
                249-260.
                   84  Asge, Archivio Segreto, 1028, Propositionum, 12 febbraio 1592. Per comprendere
                l'entità delle spese sostenute dal Magistrato, basti ricordare un documento redatto nel
                1595, in cui l'Abbondanza calcola il costo dell’acquisto e del trasporto via mare di 200
                lastri di segale da Danzica a Genova. Se il valore iniziale della segale era di 19.896 lire,
                il costo totale, inclusi il noleggio delle navi, il pagamento dei patroni e le gabelle, era più
                che raddoppiato, cioè pari a 48.783 lire. Ascge, Abbondanza, 727, Actorum 1595-1596.
                   85  Ascge, Abbondanza, 46, libro mastro 1606 e Ascge, Abbondanza, 428, libro di vet-
                tovaglie 1620.
                   86  F. Braudel, Civiltà e imperi cit., p. 648.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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