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                dei cereali importati, secondo le stime di Giulio Giacchero, ammontava
                a 385.000 mine .
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                   L’arrivo di una così elevata quantità di cereali in così poco tempo salvò
                la città, ma pose seri problemi logistici, sia per la necessità di prendere a
                nolo magazzini privati dove stoccare i cereali , sia per il numero di navi
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                presenti in porto, per la gestione delle quali fu creato un magistrato ad
                hoc. Il 20 febbraio 1592 si formò una commissione straordinaria preposta
                esclusivamente alla gestione delle navi nel porto e allo sbarco di grani e
                di tale incombenza si incaricarono Paolo Battista Spinola, Simone Fran-
                cesco Grimaldi e Giacomo Saluzzo . Alla commissione dello sbarco dei
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                grani fu data l’autorità di «far rimorcare fuora del porto tutte quelle navi
                che vi sono vuote da una delle galee della Repubblica» e di portarne altre
                allo scalo del Mandraccio, dove, per altro, non sarebbero state obbligate
                a pagare la tassa d’ancoraggio o altre gabelle. Inoltre, doveva invitare i
                patroni delle navi destinate a località fuori dal territorio della Repubblica
                a partire il prima possibile per le loro destinazioni: in caso contrario sa-
                rebbero stati costretti a scaricare le loro merci a terra, con grave danno
                economico . Se il tempestivo intervento di questa magistratura consentì
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                di razionalizzare le operazioni in porto, essa non riuscì tuttavia a evitare
                del tutto gli incidenti: quando una forte tempesta sul porto causo gravi
                                                                              ̀
                danni alle imbarcazioni, affondandone alcune, alle perdite provocate dal
                maltempo si sommarono quelle legate allo sciacallaggio. Diffusasi la no-
                tizia della disgrazia, molti giunsero in porto recuperando quanto più ma-
                teriale possibile dall’acqua, al punto che la nuova commissione fu co-
                stretta a promulgare un divieto con cui si imponeva «a qualsivogli persona
                che havesse preso o appresso della quale fussero le dette cose rubbate o
                parte di esse che sotto pena di esser posto per quattro anni a vogare sopra
                le Galere della Serenissima Republica fra due giorni prossimi dalla pub-
                blicazione  della  presente  haverlo  manifestato  negli  atti  dell’infrascritto
                notario». Si aggiungeva poi la proibizione «né di giorno né di notte di pe-
                scare né portare via qualsivoglia di dette cose naufragate senza espressa
                licenza di detti patroni o persona per loro» .
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                   Diverse furono le soluzioni al problema, altrettanto spinoso, cau-
                sato dalla mancanza di magazzini sufficienti per lo stoccaggio delle


                quantitativa  sulle  navi  entrate  in  porto  in  quegli  anni  è  stata  condotta  da  Edoardo
                Grendi in E. Grendi, I nordici cit..
                   75  G. Giacchero, Origini cit., p. 68.
                   76  Numerosi sono i contratti di affitto stipulati per magazzini privati, in cui stoccare i
                cereali in attesa della redistribuzione. Si vedano Ascge, Abbondanza, 723-724, Actorum.
                   77  Asge, Senato Senarega, 840, Decreti del Senato, 20 febbraio 1592.
                   78  Asge, Notai Antichi, 4342, Andrea Borzotto, 20 febbraio 1590.
                   79  Ivi, documento con data illeggibile, allegato a un documento datato 28 febbraio
                1592, con cui si incaricarono i nuovi ufficiali di indagare sui danni subiti dai patroni
                per definirne la cifra dell’indennizzo.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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