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120 Gaia Bruno
ricostruire un quadro complessivo in una prospettiva multidiscipli-
nare .
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Molteplici questioni sono state affrontate: la dimensione collettiva
dell’esperienza luttuosa ; la diffusione delle notizie dopo un evento
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traumatico ; le modalità, i mezzi espressivi, le strategie comunicative
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con cui un evento calamitoso viene raccontato ; la psicologia delle vit-
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time ; l’elaborazione del concetto di disastro come costruzione cultu-
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rale ; l’impatto antropico sul paesaggio naturale .
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L’Italia non è certo rimasta estranea allo studio dei disastri naturali
anche per la sua condizione di territorio ad alto rischio sismico e idro-
geologico. Infatti una lunga tradizione di sismologia che risale al XIX
secolo può vantare i contributi di Alexis Perrey , Giuseppe Mercalli e
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Mario Baratta . A questi stessi autori si devono importanti studi di
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sismologia storica, ovvero di ricostruzione del passato sismico di una
zona per determinarne la propensione al rischio. Grazie soprattutto
all’esame delle cronache coeve, questi studiosi ricavarono dati sulla
2 I titoli che di seguito citiamo per illustrare la fortuna di questi studi hanno lo scopo
di inquadrare il tema in esame, senza alcuna pretesa di tracciare un bilancio dei molti
lavori che sono apparsi sui disastri naturali.
3 G. Clavandier, La mort collective. Pour une sociologie des catastrophes, CNRS Édi-
tions, Paris, 2004.
4 R. Savarese, Emergenza, crisi, e disastro: come comunicare, in R. Savarese (a cura di),
Comunicazione e crisi: media, conflitti e società, Franco Angeli, Milano, 2002, pp. 15-34.
5 T.E.D. Braun, J.B. Radner (eds.), The Lisbon earthquake of 1755. Representations
and reactions, Voltaire Foundation, Oxford, 2005; F. Lavocat, Narratives of catastrophe
in the early modern period: Awareness of historicity and emergence of interpretative view-
points, «Poetics today», 33, 3-4 (2012), pp. 253-299; C.H. Caracciolo, Natural disasters
and the European news network, in J. Raymond, N. Moxham (eds.), News networks in
early modern Europe, Brill, Leiden-Boston, 2016, pp. 756-778; D. Cecere, C. De Caprio,
L. Gianfrancesco, P. Palmieri (eds.), Disaster narratives in early modern Naples. Politics,
communication and culture, Viella, Roma, 2018.
6 G.J. Schenk, T. Labbé (eds.), Une histoire du sensible: la perception des victimes de
catastrophe du XII e au XVIII e siècle, Brepols, Turnhout, 2018.
7 A. Janku, G. Schenk, F. Mauelshagen (eds.), Historical disasters in context. Science,
religion, and politics, Routledge, London-New York, 2012.
8 Secondo la prospettiva della environmental history. Per un’introduzione a questi
studi nel contesto mediterraneo si veda M. Armiero (ed.), Views from the South. Environ-
mental stories from the Mediterranean world (19 th -20 th centuries), CNR, ISSM, Napoli,
2006. Del rapporto tra clima e disastri in prospettiva storica si è molto occupato Ar-
mando Alberola Romà con il suo gruppo di ricerca. Per uno dei risultati più recenti si
veda L.A. Arroja Diaz Virruel, A. Alberola Romà (eds.), Clima, desastre y convulsiones
sociales en Espana e Hispanoamérica, siglos XVII-XX, Universidad de Alicante, Alicante,
2017.
9 La biblioteca di A. Perrey, ricca di testi rari e antichi sui terremoti, fu acquistata
dal Club Alpino Italiano ed è oggi conservata presso la Società Napoletana di Storia
Patria in uno specifico fondo denominato “Sismico”.
10 A Mercalli si deve la scala omonima di classificazione dell’intensità sismica, cal-
colata sulla base degli effetti dannosi.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)