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Una contestazione d’oltremare. L’opposizione dei missionari francescani di Tripoli... 145
Nonostante gli inviti di Propaganda, che nel 1806, in ragione delle
dure lagnanze esternate dal cardinal Fesch e dal ministro Portalis, aveva
intimato ai padri apostolici l’osservanza delle disposizioni governative,
la questione delle preghiere in onore del sovrano continuò a rappresen-
tare anche negli anni successivi un’endemica fonte di attrito fra il dele-
gato francese e la missione, alimentando uno scontro che, anche su
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questo punto, sarebbe perdurato fino alla caduta dell’Impero . Noncu-
ranti delle continue sollecitazioni consolari, i religiosi, che in più di
un’occasione erano stati accusati dal ministro dei Culti di voler contrav-
venire col loro atteggiamento ostile allo stabile mantenimento dello spi-
rito concordatario, una volta ricevute le disposizioni dalla Congregazione
cardinalizia, avevano comunque persistito nell’addurre scusanti ed esco-
gitare espedienti allo scopo di evadere le richieste del Beaussier.
Nell’ottobre 1807, ad esempio, il prefetto Antonio da Castelnuovo,
che già nell’anno precedente aveva ricevuto tramite missiva dal cardi-
nal Di Pietro la formula della preghiera per l’imperatore, ne aveva moti-
vato la mancata esecuzione nella chiesa tripolina asserendo che il testo
– di cui la Congregazione di Propaganda aveva trasmesso la versione
in lingua italiana – avrebbe in realtà dovuto essere infine intonato in
lingua latina; un aspetto apparentemente banale, ma che, a giudizio
del prefetto della missione, necessitava del nuovo intervento di Propa-
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ganda . Solamente una volta ricevuta l’approvazione da Roma, la tra-
duzione – che i missionari si apprestavano a eseguire – avrebbe potuto
essere diffusa tra i fedeli; un semplice accorgimento che, tuttavia,
nonostante la disapprovazione del console, consentì ai religiosi di pro-
crastinare oltremodo i tempi del suo inserimento. L’avversione dei padri
apostolici nei confronti della preghiera in onore di Bonaparte trovò inol-
tre manifestazione in una seconda pratica invalsa in quegli anni e
prontamente denunciata, oltre che dal console Beaussier, anche dal
successore del cardinal Fesch alla guida dell’ambasciata di Francia a
Roma Alquier. Nel febbraio 1808, il plenipotenziario francese aveva
43 Adr, 1F/41, Lettre, le ministre des Cultes au cardinal Fesch, Paris, 18 janvier 1806.
Sulla risoluzione di Propaganda: Ascep, Scritture riferite nei Congressi, Prima Serie, Bar-
baria, Vol. X, f. 370, [Nota del cardinal Michele Di Pietro], da Casa, 27 marzo 1806.
44 «[…] Le accludo in questa l’orazione per l’Imperadore de’ Francesi che mi mandò il
Commissario affinché da me fosse tradotta in latino, ed indi la mettesse in pratica nelle
occorrenze, ma allorché questa mi verrà approvata dalla Sag[r]a Congreg[azio]ne pron-
tamente l’eseguirò» (Ascep, Scritture riferite nei Congressi, Prima Serie, Barbaria, Vol.
X, f. 464, Lettera, il prefetto Antonio da Castelnuovo alla Congregazione di Propaganda
Fide, Tripoli, 4 ottobre 1807. Per il testo integrale dell’orazione Quaesumus Omnipotens
Deus, cfr. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai
nostri, Vol. XCVI, in Venezia, alla Tipografia Emiliana, MDCCCLIX, p. 119.
n.42 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)