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Benzoni (saggi)_7  25/04/18  11:49  Pagina 149






                   Una contestazione d’oltremare. L’opposizione dei missionari francescani di Tripoli...  149


                   Conclusione

                      L’opposizione dei padri apostolici di Tripoli alle misure introdotte da
                   Napoleone sul piano liturgico e celebrativo offre una testimonianza tan-
                   gibile delle notevoli difficoltà incontrate da Bonaparte nel tentativo di
                   alimentare il consenso per il regime facendo leva sulle forme della
                   sacralizzazione del proprio potere politico. Il rifiuto dei religiosi nel voler
                   accondiscendere alle determinazioni sovrane, che presso la missione
                   libica trovava puntualmente manifestazione nella mancata celebra-
                   zione della festa nazionale del 15 agosto o dell’intonazione della pre-
                   ghiera Domine Salvum fac Imperatorem, rende infatti conto dei vistosi
                   limiti cui dovette far fronte il governo francese allo scopo di corrispon-
                   dere con efficacia a questo obiettivo. La dura reazione dei missionari
                   alle novità provenienti da Parigi in materia religiosa e festiva, che negli
                   ultimi anni della stagione imperiale conobbe un sensibile peggiora-
                   mento per via dell’insanabile lacerazione dei rapporti tra Bonaparte e
                   la Santa Sede, offre pertanto un’evidente riprova dell’insofferenza e del
                   profondo malcontento manifestato da una buona parte del clero catto-
                   lico e dagli ecclesiastici di fronte all’inserimento di queste misure, gene-
                   ralmente valutate dai religiosi alla stregua di un’indebita e quanto mai
                   inopportuna ingerenza del potere politico nella sfera sacrale.
                      Tale opposizione, che la Congregazione di Propaganda aveva tentato
                   in un primo momento di arginare attenendosi alla linea mantenuta dal
                   pontefice per preservare l’integrità dello spirito concordatario e per non
                   esasperare oltremodo i rapporti col governo d’oltralpe in un frangente
                   politico e diplomatico segnato dalle difficoltà emerse con l’applicazione
                   del blocco continentale, non fece altro che inasprire ancor di più la già
                   elevata tensione fra la missione di Tripoli e il rappresentante locale del
                   governo francese, cui spettava il compito di proteggere i missionari
                   attivi presso la reggenza. Le relazioni col commissario transalpino, che
                   già nel periodo rivoluzionario avevano conosciuto un notevole aggra-
                   vamento in ragione delle pretese addotte sul piano giurisdizionale dal
                   titolare scelto dalla Convenzione, nel periodo consolare e imperiale
                   erano dunque andate incontro – e ciò in ragione delle nuove disposi-
                   zioni – a un’inesorabile e definitiva rottura, che si sarebbe presto rive-
                   lata pressoché impossibile da risanare. Come avvenne anche in altre
                   aree dell’Impero e, in special modo nei départements réunis e negli Stati
                   romani, le novità apportate da Bonaparte sul piano liturgico e festivo
                   diedero infatti origine anche in area tripolina a forme e casi, anche
                   piuttosto evidenti e marcati, di resistenza religiosa e spirituale al potere
                   napoleonico, che oltre a segnare il talvolta perentorio allontanamento
                   degli ecclesiastici dal regime contribuirono – come sottolineato da Jac-


                   n.42                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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