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Complessa e conflittuale era, per altro verso, la questione della
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morte intestata , nella quale la presunta determinazione volitiva del
defunto veniva a essere al centro di contese giurisdizionali tra il potere
politico e quello religioso, nonché di liti tra i parenti del defunto e la
figura terza dell’esecutore (il vescovo), riconosciuta dal diritto canonico,
per il quale il testamento era valido anche quando fosse rimesso all’ar-
bitrio del terzo (in dispositionem alterius), una prassi seguita dai vescovi
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per i chierici e i laici morti intestati . La preoccupazione di essere colti
da morte improvvisa e senza alcuna disposizione per la salvezza del-
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l’anima, come si legge nei preamboli testamentari , poteva così tra-
dursi in un atto concreto, manifestato innanzi a un notaio, ovvero reso
alla presenza di un sacerdote (coram parocho) o al momento dell’ultima
confessione (le cosiddette disposizioni ad aures) .
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Ma cosa succedeva quando si moriva senza alcuna disposizione pro
anima o ad pias causas? È una questione di rilevante importanza e
complessità, sino ad oggi trascurata dalla storiografia tanatologica e
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testamentaria, italiana ed europea .
La teoria (l’intestatio) e la prassi (gli interventi ecclesiastici) sono,
oggi, al centro dell’interesse storico-religioso e giuridico, in particolare,
relativamente all’età moderna, per l’arcidiocesi di Saragozza 16 e per le
diocesi del Regno di Napoli .
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11 Per gli effetti giuridici e religiosi della morte intestata e inconfessa, cfr., ora, N.
Rapún Gimeno, «Intestatio» e «inconfessio». «Qui porro intestatus decesserit habeatur olim
pro damnato ac infami». Apuntes sobre su tratamiento legal en la Edad Media. Posicion
del Derecho aragonés, El Justicia de Aragón, Zaragoza, 2007.
12 Cfr. A. Molfesio, Commentaria ad consuetudines neapolitanas per quaestiones distri-
buta (par. IV, quaest. 64), Scoriggio, Napoli, 1613.
13 Cfr. F. Gaudioso, Pietà religiosa e testamenti nel Mezzogiorno. Formule pie e com-
mittenza nei testamenti salentini (secoli XVII-XIX), Guida, Napoli, 1984.
14 Si tratta di una documentazione assai rara, pervenuta sino a noi per circostanze
fortuite, come testimonia, in tal senso, il corpus di disposizioni ad aures rinvenute nei
libri di un “publicus apostolica auctoritate notarius”; cfr. F. Gaudioso, Un prete-notaio
d’antico regime. I protocolli di Domenico Diego De Monte, notaio apostolico in Terra
d’Otranto (1697-1732), Congedo, Galatina, 1991, pp. 173-181.
15 Nell’ambito di tale storiografia, per la Francia, cfr., in particolare, M. Vovelle, Piété
e
baroque et déchristianisation en Provence au XVIII siècle. Les attitudes devant la mort
d’après les clauses des testaments, Plon, Paris, 1973; P. Chaunu, La mort à Paris cit.
Per l’Italia, cfr. F. Gaudioso, Domanda religiosa e mediazione notarile cit.; S. Lavarda,
L’anima a Dio e il corpo alla terra cit.
16 Cfr. N. Rapún Gimeno, La intervención de la Iglesia en la sucesión ‘ab intestato’.
Zaragoza s. XVI-XVIII, El Justicia de Aragón, Zaragoza, 2010.
17 Di F. Gaudioso cfr., tra gli altri suoi contributi: Un’inchiesta cinquecentesca sul-
l’episcopato del Regno di Napoli, in Studi storici dedicati a Orazio Cancila, a cura di A.
Giuffrida et alii, Associazione Mediterranea, Palermo 2011, I, pp. 273-305; Id., Tra con-
suetudine e abusi. Testamenti dell’anima e conflitti giurisdizionali nel Regno di Napoli,
secolo XVII, «Mediterranea - ricerche storiche», VIII (2011), pp. 503-526.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018 n.42
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)