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              Cesare Ballanti è uno dei tanti nomi senza volto della storia ita-
                1
           liana . Funzionario del ministero dell’Interno sin dalla metà degli anni
           Settanta  dell’Ottocento,  egli  giunge  agli  onori  delle  cronache  nella
           Napoli di primo Novecento quando, questore della città, dirige le inda-
           gini su un duplice delitto, quello di Gennaro Cuocolo e Maria Cutinelli,
           trovati morti il 6 giugno 1906. Si tratta di due piccoli esponenti della
           criminalità napoletana, ricettatore il primo ed ex prostituta la seconda.
           L’omicidio ha tutta l’aria di un regolamento di conti, una vendetta per
           una spartizione di refurtiva. Su questa pista si muovono le indagini
           della  Questura,  ma  non  mancano  indizi  convincenti  che  collegano
           l’omicidio a Enrico Alfano, detto Erricone, considerato uno dei capi
           della criminalità partenopea.
              Il nome che corre sulle bocche di tutti è camorra: Enrico Alfano e il
           fratello Ciro, Gennaro Ibello e Giovanni Rapi, a banchetto il giorno
           dell’omicidio in un ristorante poco lontano dal luogo di ritrovamento
           del cadavere di Cuocolo, vengono arrestati e rilasciati di lì a breve, il
           17 luglio 1906. L’ipotesi che il duplice omicidio sia di matrice camorri-
           stica non convince il giudice istruttore e la magistratura si persuade
           che la pista da seguire sia quella della vendetta, di una rappresaglia
           per questioni di refurtiva. Non la pensa così Fabbroni, capitano dei
           Carabinieri di Monteoliveto, che decide per lo scontro a viso aperto con
           la Questura, additando, in un incontro con il capo della Polizia napo-
           letana, i legami tra politici e camorristi, tra questi ultimi e i funzionari,
           tra Ballanti e la malavita della città. Di lì a breve, un pentito si fa avanti
           a sostenere le ipotesi dei Carabinieri. Si tratta di Gennaro Abbatemag-
           gio, giovane malavitoso da tempo confidente di polizia. Grazie alle sue
           rivelazioni si aprirà uno dei processi più famosi di inizio secolo, il cosid-
           detto processo Cuocolo.
              Chi sia il questore della città, nella ricostruzione storiografica, passa
           decisamente in secondo piano: a interessare sono le storie di camorra
           e politica che riverberano dalle aule processuali, nei dibattimenti che
                                                                        2
           si svolgono dalla primavera del 1911 e per i 12 mesi successivi .





              1  È stato Clive Emsley a parlare una prima volta dei poliziotti francesi come degli
           uomini senza volto della storiografia d’Oltralpe. La definizione è applicabile ai poliziotti
           italiani, anche se la storiografia inizia a muovere dei primi passi, cfr. C. Emsley, The
           French Police: Ubiquitous and Faceless, «French History», 1989, n. 3, pp. 222-227. Per
           un elenco aggiornato degli studi sulle polizie si veda la bibliografia curata dal CEPOC
           [ultima  consultazione:  aprile  2018],  cfr.  http://www.cepoc.it/materiali/bibliografia-
           nota/bibliografia-temi
              2  Sul processo Cuocolo esiste un’ampia bibliografia, cfr., almeno, M. Marmo, “Processi
           indiziari non se ne dovrebbero mai fare”. Le manipolazioni del processo Cuocolo (1906-
           1930), in M. Marmo, L. Musella (a cura di), La costruzione della verità giudiziaria, Clio-



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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