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256 Orazio Cancila
desiderio di ripercorrerne la strada, grazie anche all’ausilio della sua
biblioteca ben fornita di testi di diritto. Sappiamo già che nel 1623, al
momento della presentazione del rivelo da parte della madre, Baldas-
sare Abruzzo abitava a Palermo, presso il cui collegio gesuitico si era
addottorato in teologia alla scuola di padre Francesco Garofalo: «me
docuit eruditissimus eximij ingenij quondam pater Franciscus Galofa-
lus iesuita felic. recordat. in almo Gymnasio Panormitano tunc tem-
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poris Sacrae Theologiae» . E sempre a Palermo si era dedicato anche
agli studi giuridici sotto la direzione del giurista termitano Giuseppe
Faraci («sub cuius auspiciis ego, adhuc iuvenis, nunnulla didici in fae-
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licissima urbe Panormi») , conseguendo la laurea in utroque iure.
Il primo incarico come avvocato gli fu conferito a Castelbuono nel
dicembre 1622 dal notaio Vittorio Mazza e da Giustiniano Panclis – che
per ordine del Tribunale dell’Inquisizione scontavano un periodo di
relegazione in località religiose fuori le mura cittadine – per il recupero
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dal segretario del Sant’Uffizio di alcune somme di denaro . L’anno suc-
cessivo, i fratelli Bonafede, facoltosi gabelloti, in lite per una compra-
vendita di una partita di grano con la vedova suor Imperia Peroxino,
gli affidarono la loro difesa sia nella Regia Gran Corte sia in qualsiasi
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altra Corte ecclesiastica o secolare . Baldassare aveva cominciato a
far pratica come auditor presso la Regia Gran Corte, nella quale nel
1622 era giudice il cugino Andrea Ortolano, più volte indicato come
«meus dulcissimus consobrinus», il quale a giudicare dai pochissimi
accenni autobiografici sparsi nelle opere costituì per lui, patrocinante
nella Regia Gran Corte, un importante punto di riferimento , «sub
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cuius auspiciis [nel 1624] ego tunc satis iuvenis… elucubravi» presso
il Tribunale del Real Patrimonio, come difensore del concittadino Nicolò
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Antonio Cusimano Maurici . E che all’occorrenza gli forniva anche
testi, come nel 1627 quando gli mise a disposizione il manoscritto del
Tractatus de Regia Monarchia di Antonino Scibecca allora conservato
presso la Gran Corte .
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47 B. Abruzzo, Lectura practicabilis cit., p. 215.
48 Ivi, p. 121. A proposito del Faraci, scrisse anche che «sub eius auspitiis iuvenis
legum facultati operam dederimus» (Id., Interpretactio ad pragmaticam unicam de modo
procedendi summarie, & de plana, sola facti veritate inspetta, Panormi, 1638, p. 99.
49 Asti, notaio Filippo Guarneri, b. 2252, 26 e 28 dicembre 1622, cc. 144r-145r, 148r-v.
50 Ivi, 11 giugno 1623, cc. 337v sgg.
51 M.T. Napoli, Censura e giurisdizione cit., p. 57. Il giudice Andrea Ortolano era figlio
di Domenico Ortolano, fratello della madre Altadonna (cfr. F. Cangelosi, Pollina nel ‘500.
Documenti e ricerche, Edizioni “Le Madonie”, Castelbuono, 1985, p. 69; Id., Scenario
quotidiano di Pollina nel ‘600, Le Madonie, Castelbuono, 1993, p. 56).
52 B. Abruzzo, Interpretactio ad pragmaticam unicam cit., p. 166.
53 B. Abruzzo, Tractatus de nonnullis Regiae Monarchiae ultra Pharum preheminentiis,
in M.T. Napoli, Censura e giurisdizione cit., pp. 157-158.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018 n.43
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)