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Porti franchi e scuole di commercio: il «sistema» asburgico di Trieste e Venezia 303



             stria inferiore, Fiume per il regno d’Ungheria –, ma quello di una terri-
             torializzazione dell’Adriatico divenuto luogo di competizione internazio-
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             nale fra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico .


             Il declino dei porti franchi e la prima idea di una Scuola di commercio

                Benché ripetutamente la storiografia veneziana abbia fatto risalire
             le origini della Scuola di commercio al momento del passaggio di Vene-
             zia al Regno d’Italia, quando il vicepresidente della Provincia Edoardo
             Deodati scrisse al giovane Luigi Luzzatti, nominato professore straor-
             dinario di diritto costituzionale a Padova, proponendogli di collaborare
             al progetto di ricreare una scuola di formazione per gli operatori eco-
             nomici, le radici di Ca’ Foscari sono ancora più antiche. Quel progetto
             riprendeva  infatti,  a  distanza  di  vent’anni,  l’idea  che  già  nel  1847
             Daniele Manin aveva lanciato per aprire una scuola di commercio in
             un  clamoroso  discorso  tenuto  all’Ateneo  Veneto,  durante  il  quale,
             lamentando il ritardo di Venezia rispetto alle «altre nazioni [che] non
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             dormono» ,  aveva  indicato  gli  strumenti  per  restituire  a  Venezia
             influenza  nello  scacchiere  Adriatico:  una  scuola  commerciale  sul
             modello di quella di commercio e nautica di Trieste e uno studio accu-
             rato per ricondurre allo spazio adriatico e veneziano il commercio con
             l’Oriente.
                Da dove Manin traesse a sua volta gli spunti immediati per un acco-
             stamento così diretto fra il contesto veneziano e quello triestino non è
             dato a sapere. Vale la pena però di segnalare, a fronte di una storio-
             grafia che ha spesso voluto accentuare nei rapporti fra le due città
             adriatiche la logica della competizione piuttosto che della complemen-
             tarietà, che l’idea di una collaborazione in termini di sinergia tra i due
             porti era stata lanciata con forza dal governo francese delle Province
             Illiriche riprendendo soprattutto gli studi dell’ingegnere bavarese Carl
             von Wiebeking, autore nel 1810 dei Mémoires concernant les améliora-
             tions des ports de Venise, la conservation des îles nommées Lidi… avec




                6  Su questo tema si vedano ora E. Ivetic, Un confine nel Mediterraneo. L’Adriatico
             orientale tra Italia e Slavia (1300-1900), Viella, Roma, 2014, pp. 195-202 e G. Mellinato,
             L’Adriatico conteso. Commerci, politica e affari tra Italia e Austria-Ungheria (1882-1914),
             FrancoAngeli, Milano 2018, in particolare pp. 32-52.
                7  Si veda il processo verbale di quella seduta, pubblicato con il titolo Sunto delle pro-
             posizioni fatte a voce all’Ateneo dal socio corrispondente Avv. Daniele Manin per migliorare
             il commercio di Venezia in Esercitazioni scientifiche e letterarie dell’Ateneo Veneto, vol. VI,
             fasc. II, Dalla tipografia di Giovanni Checchini, Venezia, 1848, pp. 232-234. Ripubblicato
             anche in A. Errera, C. Finzi, La vita e i tempi di Daniele Manin corredata da documenti
             inediti (1808-1848), Antonelli, Venezia, 1872, pp. 42-44.


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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