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           vedeva la fondazione di una Scuola di commercio era da un lato oppo-
           sto alla politica protezionista austriaca e in favore della libertà di com-
           mercio, dall’altro favorevole a una rete integrata nella quale Venezia
           con i suoi commerci avrebbe trovato una collocazione precisa al servizio
           del Lombardo-Veneto grazie allo sviluppo delle infrastrutture, del porto
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           e  del  sistema  ferroviario  austriaco .  Manin  era  parte  attiva  nella
           Società per la costruzione della ferrovia nata nel 1835 nell’ambito della
           Camera di commercio veneziana e nel dibattito, con Carlo Cattaneo,
                                                                             18
           sulla scelta del percorso più efficace per collegare Venezia con Milano .
           L’idea di Manin per una scuola di commercio e di nautica, che ripren-
           desse e migliorasse il modello offerto da Trieste, era in questo senso
           del tutto simmetrica al dibattito che si stava svolgendo in Lombardia,
           animato ancora una volta da Carlo Cattaneo, per lo sviluppo di scuole
           professionali e di commercio sostenute dai ceti imprenditoriali locali
           affinché fossero libere il più possibile da condizionamenti del governo
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           viennese .
              L’iniziativa di Manin era già la risposta a un contesto di decadenza
           che avrebbe accompagnato quindi la realizzazione effettiva delle due
           Scuole di commercio a Venezia e a Trieste anche nel volgere degli anni
           Sessanta. Una decadenza legata al fallimento della politica dei porti
           franchi, non più efficaci in un contesto europeo e internazionale in
           profonda trasformazione. A Venezia, nonostante gli investimenti del-
           l’amministrazione austriaca nelle infrastrutture e nelle opere portuali,
           nelle manutenzioni dei litorali, nella costruzione di pozzi artesiani e
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           nella Società per l’esercizio del molino a vapore , il regime del porto
           franco aveva mancato l’obiettivo di risollevare i traffici commerciali.
           La grande proprietà veneta, che era fondamentalmente una proprietà
           terriera, rimaneva per tradizione più incline alla rendita che all’inve-






              17  P. Del Negro, Il 1848 e dopo cit., p. 117.
              18  Si veda la voce di M. Gottardi, Manin Daniele, in Dizionario biografico degli italiani,
           69, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 2007, pp. 38-44.
              19  C. G. La Caita, Istruzione e sviluppo in Lombardia da Cattaneo al primo Novecento,
           in L. Cafagna, N. Crepax (a cura di), Atti di intelligenza e sviluppo economico. Saggi per il
           bicentenario di Carlo Cattaneo, il Mulino, Bologna, 2001, pp. 105-153. M. Romano, Alle
           origini dell’industria lombarda: manifatture, tecnologie e cultura economica nell’età della
           Restaurazione, FrancoAngeli, Milano, 2012, p. 274 e passim; A. Bianchi, Ceti dirigenti e
           istruzione a Milano e in Lombardia tra età delle Riforme e Restaurazione. Alcune note sul
           rapporto di Carlo Cattaneo «Sull’ulteriore sviluppo della pubblica istruzione», in A.  Mon-
           ticone,  M. Tosti (a cura di), Europa mediterranea. Studi di storia moderna e contempora-
           nea in onore di Angelo Sindoni,  Studium, Roma, 2018, pp. 235-251.
              20  Si veda la traccia delle discussioni svolte fino al 1834 in Asve, Archivio della
           Camera di Commercio, industria, artigianato e agricoltura, busta 586 (registri del porto
           franco 1809-1834).



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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