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Porti franchi e scuole di commercio: il «sistema» asburgico di Trieste e Venezia 307
stimento e l’Austria stessa non voleva che Venezia – destinata origi-
nariamente a servire il vasto bacino del Regno Lombardo-Veneto –
divenisse dopo la cessione della Lombardia (1859) una concorrente
di Trieste, la cui funzione rimaneva quella di servire il bacino
austriaco e centro europeo. Il grande disegno di un sistema meridio-
nale della monarchia, nel quale i tre porti franchi di Venezia, Trieste
e Fiume avrebbero assolto ciascuno ad una specifica funzione geopo-
litica diversa e complementare, si era ormai incrinato. La guerra del
1859 consegnava poi la monarchia a una situazione di profonda sof-
ferenza economica. Il ministro Karl Ludwig von Bruck, morendo sui-
cida nel 1860, lasciava il bilancio dello Stato con un disavanzo di 280
milioni di fiorini e con un debito destinato a salire a 3 miliardi nel
1863, contemporaneamente a una perdita di valore della moneta del
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quaranta per cento .
Pure a Trieste la crisi economica dell’Impero si rifletteva in una
costante riduzione delle attività emporiali, cui faceva specchio la chiu-
sura di ben otto società di assicurazione tra il 1860 ed il 1865. La pro-
gettazione e la fondazione delle scuole di commercio avveniva quindi
in un contesto generale di criticità e di riposizionamento dei commerci 22
che costringeva le due città adriatiche a riflettere sulla funzione dei
porti franchi, sui rapporti con il governo centrale, sulle politiche eco-
nomiche ormai inadeguate a superare una fase così delicata. E’ il caso
di notare che il problema accomunava anche altre città europee, tra
cui Anversa che è l’esempio più frequentemente citato dalla storiografia
veneziana e triestina, dove già tra il 1853 e il 1854 era stato aperto l’In-
stitut Supérieur de Commerce de l’État come risposta alla crisi econo-
mica e come conseguenza del dibattito sull’utilità di avviare un regime
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di porto franco .
La grande speranza era riposta da tutti nel progetto, a lungo elabo-
rato, del taglio dell’istmo di Suez, sostenuto dai ceti imprenditoriali di
Venezia e di Trieste, ma anche da quelli milanesi, tedeschi e poi fran-
21 E. Bruckmüller (a cura di), Parlamentarismus in Österreich, Öbv&Hpt, Wien, 2001,
p. 61.
22 Si vedano a proposito anche le osservazioni di A. Millo, Storia dell’Università di
Trieste cit., pp. 100-101, che sottolinea tuttavia la carenza degli studi su questo parti-
colare contesto storico e geopolitico.
23 V. Bierkens, Le port d’Anvers, son avenir, son importance économique pour la Suisse,
Imprimerie Attinger frères, Neuchâtel, 1920, p. 198; S. François, Le port d’Anvers : sa
fonction nationale et la politique commerciale belge après la guerre, Librairie du Recueil
Sirey, Paris, 1935, pp. 198-200. Sull’istituto di Anversa cfr. M. L. Aen den Boom, L’Ins-
titut Supérieur de Commerce de l’État à Anvers 1853-1937, L’Institut Supérieur de Com-
merce de l’État, Anvers, 1937.
n.43 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)