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524 Luigi Robuschi
alcuni commercianti turchi, aggrediti e derubati presso Cefalonia da
quattro vascelli giovanniti, la Serenissima aveva imposto il sequestro
sul Priorato e le commende che l’Ordine possedeva a Venezia e nella
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Terraferma .
Avvocato, diplomatico, mediatore, amministratore, il ricevitore doveva
soprattutto gestire e regolare il flusso delle merci dirette da Venezia a
Malta in base alle richieste formulate dai Procuratori del Tesoro, ai quali
era demandato il compito di soddisfare le necessità annonarie dell’isola
e di mantenere in perfetta efficienza la flotta e le fortificazioni. In questo
quadro, come anticipato, Venezia offriva una serie di garanzie, non solo
da un punto di vista della disponibilità a soddisfare le esigenze dell’isola,
ma anche per la stabilità politica che caratterizzava la Repubblica, la
quale aveva optato da tempo per una “neutralità armata” che le aveva
permesso di non venire coinvolta in alcuna guerra tra Stati europei,
anche se non aveva potuto evitare il riacutizzarsi dello scontro con il
Turco. Fu proprio l’impegno in Mediterraneo contro il “comune nemico”
a creare la base di solide relazioni su cui si fondarono i proficui scambi
commerciali che si svilupparono alla fine del XVII secolo e proseguirono
sino alla caduta di Venezia e Malta, rispettivamente nel 1797 e nel 1798.
Nei poco meno di quarant’anni in cui cavalieri e patrizi condivisero vittorie
e sconfitte si cementò un rapporto che, pur mai scevro da tensioni o da
reciproci “colpi bassi”, condusse a una relativa normalizzazione dei rap-
porti che favorirono, di conseguenza, l’instaurarsi di proficue relazioni
economiche.
Per l’esame delle polizze rinvenute nell’archivio granpriorale, si è
scelto di prendere in considerazione 361 documenti che coprono un
periodo compreso tra il 1680 e il 1700. La mole informativa, benché non
30 Nel 1641, infatti, il «pontefice per sue lettere avvisò il Gran Maestro che dall’am-
basciatore veneto gli eran fatte doglianze per parte della Repubblica, dicendo che l’anno
precedente, entrando quattro galere della Religione nel porto d’Oristoli nella Cefalonia,
havevano imbarcato sudditi loro con mercantie di contrabando, e ritirati soldati fuggitivi,
e di più pigliati in quei mari alcuni turchi, onde erasi turbato il commercio con gli otto-
mani». L’Ordine provvide a inviare a Roma una relazione dell’avvenuto, nella quale giu-
stificava l’operato dei propri uomini. Tuttavia, «restandone poco soddisfatta la
Repubblica, diede orecchio ad altre querele, ch’in quel tempo se le fecero da alcuni greci
suoi sudditi, dolendosi che da particolari vascelli di Malta fossero stati saccheggiati i
vascelli loro. Onde per avvertir i nostri come diportar si dovessero ne’ suoi Mari, prese
spediente di sequestrar il Priorato, e le comende della Religione esistenti nel suo dominio.
Di che, dandone tosto il ricevitore di Venezia, fra Francesco Boldieri avviso a Malta, ne
mostrò il Gran Maestro, e tutto il Convento grave sentimento, consapevoli di non haver
mancato in cosa alcuna al lor dovere, né contro la fede, né contro il rispetto verso la
Serenissima Republica» (B. Dal Pozzo, Historia cit., p. 57). Sull’argomento si rimanda a
V. Mallia-Milanes, Venice and Hospitaller Malta (1530-1798): Aspects of a Relationship,
PEG, Malta 1992.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)