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Le relazioni commerciali tra Venezia e Malta alla fine del XVII secolo 521
turchi, contrasse un debito con alcuni mercanti maltesi, fu il ricevitore
che, con le mansioni di procuratore, provvide a riscuotere i crediti e a
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certificare al doge le avvenute transazioni . Anche gli ingaggi dei molti
“venturieri” e mercenari maltesi che si arruolarono tra le fila veneziane
ricadevano sotto la tutela del ricevitore, che provvedeva affinché gli sti-
pendi venissero pagati con regolarità .
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Rari i momenti di tensione, perlopiù limitati a interventi per solleci-
tare il governo veneziano a onorare i pagamenti ai mercanti maltesi
senza eccessivi ritardi , nel caso in cui si fossero verificati incidenti
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tra soldati ed equipaggi alleati o, infine, qualora fossero emerse discor-
die nella spartizione del bottino conquistato dopo una vittoria . In
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generale, però, tutti gli attriti venivano risolti rapidamente, sia grazie
all’abilità del ricevitore, sia in virtù dell’esigenza veneziana a non pre-
cludersi il sostegno dei cavalieri. In più, la costante presenza di membri
dell’Ordine e di sudditi maltesi in Mediterraneo costituiva un vantaggio
anche per i veneziani, che grazie ai buoni rapporti con il ricevitore pote-
vano acquisire importanti informazioni non solo riguardo al “comune
nemico”, ma anche su eventuali disertori o delinquenti banditi dai ter-
ritori veneti . A volte, però, poteva anche accadere che alcuni di questi
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20 Asmomve, XXXVIII, II, Armamenti, Squadra, Commercio, Corsari, Prede, Schiavi
(1430-1699), Marittimi e Commerciali (1645-1669), cc. 23r-27r.
21 È quello che accadde il 14 maggio 1661, quando da Malta arrivò una lettera nella
quale si chiedeva che il ricevitore prendesse a cuore il pagamento di alcuni soldati mal-
tesi che avevano servito nelle armate veneziane tra il 1654 e il 1656. (Asmomve, XXXVIII,
II, Armamenti, Squadra, Commercio, Corsari, Prede, Schiavi (1430- 1699), Marittimi e Com-
merciali, (1645-1669), cc. 74r-79r).
22 Qualora la Repubblica si fosse dimostrata insolvente o eccessivamente ritardataria
nei pagamenti, il ricevitore, sotto la pressione di lettere da Malta, doveva fare istanza in
Senato perché i sudditi del Gran Maestro ricevessero soddisfazione. Si veda, a esempio, la
lettera inviata dal Gran Maestro il 6 settembre 1653 e indirizzata al Senato tramite il rice-
vitore. «Per robbe portate in Candia da questi miei vassalli vanno eglino creditori di cotesta
Repubblica Serenissima di buone somme di denari, secondo appari dalle polizze riportateci
da quei rappresentanti, che si valsero in servitio pubblico, non pure delle robbe medesime,
ma dil danaro ritratto. E benché costì persone che sollecitano la loro giusta soddisfazione,
è passato nondimeno tanto tempo senza poterla conseguire, che posti in estrema necessità
per la mancanza di questi crediti, sono ricorsi da me perché interceda appresso la Serenità
vostra affinchè si compiaccia di dar ordine che siano pagati di quanto loro è dovuto» (Asve,
Collegio, Lettere Principi, busta 11, Gran Maestri di Malta (1647-1790), 6 settembre 1653).
23 Accadde che, dopo aver espugnato Modone, venisse rinvenuto un cannone di
bronzo con le insegne dei cavalieri, i quali ne chiedevano il rilascio (Asmomve, XXXVIII,
IV, Armamenti, Squadra, Commercio, Corsari, Prede, Schiavi (1430- 1699), Marittimi e
Commerciali (1684-1700), c. 11r-12r).
24 Si veda, a esempio, la lettera inviata da Malta il 30 luglio 1660 al ricevitore Gambucini
nella quale si informava il Senato «come il vascello o sia brulotto, che fuggito già tempo fa
dall’Armata veneta si ricovrò nel porto di Malta, resta tuttavia là con le robbe che trovarono
sopra rispetto che s’è trovato inabile al navigare come vostra Serenità resta supplicata vedere
dall’annessa copia di un capitolo di lettera» (Asve, Collegio, Esposizioni Roma, reg. 42, c. 8v).
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)