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Le relazioni commerciali tra Venezia e Malta alla fine del XVII secolo 527
presto necessario inviare un rappresentante, che, con il titolo di “console della Sacra
Religione Hierosolimitana”, si premurava di coordinare le forniture e di farle giungere a
destinazione, eseguendo le indicazioni del ricevitore (Asmomve, XXXVIII, IV, Armamenti,
Squadra, Commercio, Corsari, Prede, Schiavi (1430- 1699), Marittimi e Commerciali (1684-
1700), c. 143r). A Buccari, inoltre, venivano concentrati i turchi fatti prigionieri, non
solo in Mediterraneo, ma anche sul settore danubiano, dov’era impegnato l’esercito
asburgico. Infatti, anche se il grosso delle risorse dell’Ordine era indirizzato alla guerra
marittima al fianco di Venezia, erano molti i cavalieri, appartenenti ai Priorati di Boemia
e Ungheria, che facevano parte dell’armata imperiale. Era proprio il Gran Priore d’Un-
gheria, conte di Herbestein, a inviare i prigionieri a Buccari, lasciando al console il com-
pito d’informare il ricevitore, che doveva decidere come impiegarli. A volte, infatti, erano
impiegati come rematori sulla flotta; altre volte erano destinati a essere inviati a Malta
per essere venduti o in attesa delle “manomissioni”. Capitava persino che la stessa
Repubblica di Venezia si rivolgesse all’Ordine per sopperire alla carenza di rematori
(Asmomve, XXXVIII, IV, Armamenti, Squadra, Commercio, Corsari, Prede, Schiavi (1430-
1699), Marittimi e Commerciali (1684-1700), c. 13). Con la fine della guerra di Morea,
però, il ruolo di Buccari si ridimensionò rapidamente. A partire dal primo decennio del
XVIII secolo di questo scalo si perdono le tracce, sostituito da Corfù (Asve, Cinque Savi
alla Mercanzia, Serie I, b. 601, 7 agosto 1765).
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)