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520 Luigi Robuschi
Dal suo palazzo veneziano a pochi passi da piazza San Marco, il rice-
vitore amministrava il denaro ricavato dalle commende, dagli affitti,
dai passaggi (ovvero le quote versate da quanti erano stati ricevuti
come cavalieri), dai vacanti e mortuori (cioè «diciotto mesi di rendita da
ciascuna commenda che vacava») 18 e dagli spogli (costituiti dal patri-
19
monio dei cavalieri che morivano) . Della gestione di tali fondi il rice-
vitore doveva render conto ogni anno durante il Capitolo priorale, che
normalmente si teneva a maggio. In tale occasione veniva data lettura
del bilancio, detto “ricetta”, dove erano contrassegnate tutte le entrate
e le uscite. La verifica del bilancio costituiva il momento più delicato
della vita del Priorato e al suo controllo erano deputati due commissari,
eletti tra i cavalieri presenti al Capitolo. Una volta appurato che non vi
era stato alcun intacco o malversazione, veniva fatta una copia da
inviare a La Valletta, per dar modo ai Procuratori del Comun Tesoro di
verificarla. Le ricette contenute nell’archivio veneziano dell’Ordine, tut-
tavia, non forniscono che indicazioni numeriche, pertanto è stato
necessario integrarle con i registri marittimi e commerciali. In tal modo
è emersa una ricca messe di utili informazioni, che permettono di chia-
rire la complessa serie di compiti assunti dal ricevitore.
Il quasi perenne stato di guerra in cui si trovò coinvolta Venezia per
buona parte della seconda metà del XVII secolo, prima durante la
guerra di Candia (1645-1669) e poi nella guerra di Morea (1684-1699),
aumentò esponenzialmente i contatti coi cavalieri che, in entrambi i
casi, si erano schierati al suo fianco contro i turchi. Compito del rice-
vitore di Venezia era di vigilare affinchè le relazioni tra gli alleati rima-
nessero stabili, facilitando l’invio in zona di guerra di navi commerciali
maltesi per garantire i rifornimenti. Quando, nell’estate del 1648, Anto-
nio Lippomano, «per i molti bisogni» dell’isola di Creta assediata dai
Corpo di Christo, poi fatta aprire la sacrestia, entrato in essa, ha preso per le mani gli
arredi et mobili di essa che servono al culto divino per la chiesa predetta, et quelli ha poi
rilasciato et consegnati in mano et potere del cappellano della medesima. Chiusa la
sacrestia ha fatto sonare la campana et sonar l’organo per poco spatio. Uscito dalla
chiesa la ha fatta chiudere, et consegnato le chiavi al cappellano medesimo. Portatosi
nel palazzo, sive case grandi, entrato in quello, passeggiando et camminando per la sala
et le stanze di essa, facendo aprire e serrare le porte, entrando susseguentemente nell’-
horto, camminando per quello, cogliendo dell’herbe e ciò che gli parve, finalmente si è
portato nelle casette affittate a diversi con tutti li quali atti ha fatto di conoscersi la padro-
nia et dominio del capo del sudetto Priorato, et per ciò ne ha preso libero, espedito, civile
et corporale possesso» (Asmomve, DCCLXXV, VI, Atti del Capitolo (1659-1677), c. 29v).
18 P. De Bono, Sommario della Storia della Legislazione cit., p. 218.
19 «The spoglio was an extraordinary source of the Order’s income related to the death
of a knight. It was part of the propriety which reverted to the Treasury on his death. The
Order’s statutes allowed one-fifth (the quint) of a knight’s property to go on his relatives or
as bequeathe in his will» (V. Mallia-Milanes, The Hospitaller Receiver in Malta cit., p. 317).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)