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556 Renzo Sabbatini
Quello che io avevo potuto dire al signor abbate Nicolini, e che egli aveva
comunicato al signor Carlo Mansi, io gl’ho detto per maniera di conversazione,
non avendo alcun ordine dal re mio signore né da suoi ministri di dimostrare
alla Republica il suo risentimento per la condotta tenuta verso il Pretendente.
È ben vero che il procedimento d’uno stato che si è governato con massime sì
savie non ha corrisposto in una congiuntura sì delicata alla sua solita pru-
denza e che molte persone tanto di qua dall’Alpi che di fuori dell’Italia ne sono
state sorprese.
Ma subito esplicita l’atteggiamento con il quale intende affrontare il
problema, confermando una disposizione benevola, che peraltro era
stata colta (o magari solo auspicata) dall’Orsucci fin dall’inizio della
vicenda:
Quanto a me […], che sono per debito e per inclinazione ministro di pace e
non un buttafuoco che tenta di peggiorare le cose, non mancherò di rappre-
sentare a Milord Carteret ciò che voi mi honorate di scrivermi […] Questo
signore, che è il segretario di stato per i Paesi meridionali, può solo scancellare
le cattive impressioni causate dalle informazioni che si sono avute toccanti il
ricevimento del Pretendente.
E fa notare che le informazioni in possesso degli Inglesi sono assai
differenti da quelle, edulcorate, che il Consiglio ha fatto inviare dall’Or-
succi:
Io non vi celerò punto […] che queste intelligenze non siano state differen-
tissime dai lumi che voi mi communicate. Noi abbiamo saputo che per ordine
del Publico quattro de’ principali della città sono stati a Ripafratta, sulle fron-
tiere dello Stato, per incontrare e complimentare questo cavaliero con la prin-
cipessa Sobieschi sua sposa, e che nei discorsi non si è potuto né voluto evitare
di darli il titolo di Maestà, titolo ingiurioso al Re mio signore. Io potrebbi nomi-
narvi questi signori che hanno adempito questo complimento, come ancora
quelli che sono stati destinati per i loro corteggio a Lucca et ai Bagni.
La chiusa della lettera («voi ne farete l’uso che giudicherete conve-
nevole») ritorna ai toni, non solo puramente formali, di benevolenza:
«Per il resto, potete contare sopra la mia inclinazione a servirvi in tutto
ciò che può riguardare la vostra persona, e il vostro carattere, perché
non si potrebbe essere con più di stima come io sono». Ma il passo pre-
cedente, con quell’iniziale «Voi confesserete», non lascia spazio a molte
repliche:
Voi confesserete, mio signore, che queste cerimonie sorpassano di molto
quello che si pratica al ricevimento di Prencipi ordinari, e che non poteva né
pure convenire a madama la principessa Sobieschi in qualità di principessa
Sobieschi. Gl’altri Prencipi dell’Italia, fra li quali ve n’è alcuno con quale quello
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)