Page 144 - 1
P. 144

Sabbatini (saggi)_5  14/12/18  09:32  Pagina 556






                 556                                                    Renzo Sabbatini


                    Quello che io avevo potuto dire al signor abbate Nicolini, e che egli aveva
                 comunicato al signor Carlo Mansi, io gl’ho detto per maniera di conversazione,
                 non avendo alcun ordine dal re mio signore né da suoi ministri di dimostrare
                 alla Republica il suo risentimento per la condotta tenuta verso il Pretendente.
                 È ben vero che il procedimento d’uno stato che si è governato con massime sì
                 savie non ha corrisposto in una congiuntura sì delicata alla sua solita pru-
                 denza e che molte persone tanto di qua dall’Alpi che di fuori dell’Italia ne sono
                 state sorprese.

                    Ma subito esplicita l’atteggiamento con il quale intende affrontare il
                 problema, confermando una disposizione benevola, che peraltro era
                 stata colta (o magari solo auspicata) dall’Orsucci fin dall’inizio della
                 vicenda:

                    Quanto a me […], che sono per debito e per inclinazione ministro di pace e
                 non un buttafuoco che tenta di peggiorare le cose, non mancherò di rappre-
                 sentare a Milord Carteret ciò che voi mi honorate di scrivermi […] Questo
                 signore, che è il segretario di stato per i Paesi meridionali, può solo scancellare
                 le cattive impressioni causate dalle informazioni che si sono avute toccanti il
                 ricevimento del Pretendente.

                    E fa notare che le informazioni in possesso degli Inglesi sono assai
                 differenti da quelle, edulcorate, che il Consiglio ha fatto inviare dall’Or-
                 succi:

                    Io non vi celerò punto […] che queste intelligenze non siano state differen-
                 tissime dai lumi che voi mi communicate. Noi abbiamo saputo che per ordine
                 del Publico quattro de’ principali della città sono stati a Ripafratta, sulle fron-
                 tiere dello Stato, per incontrare e complimentare questo cavaliero con la prin-
                 cipessa Sobieschi sua sposa, e che nei discorsi non si è potuto né voluto evitare
                 di darli il titolo di Maestà, titolo ingiurioso al Re mio signore. Io potrebbi nomi-
                 narvi questi signori che hanno adempito questo complimento, come ancora
                 quelli che sono stati destinati per i loro corteggio a Lucca et ai Bagni.

                    La chiusa della lettera («voi ne farete l’uso che giudicherete conve-
                 nevole») ritorna ai toni, non solo puramente formali, di benevolenza:
                 «Per il resto, potete contare sopra la mia inclinazione a servirvi in tutto
                 ciò che può riguardare la vostra persona, e il vostro carattere, perché
                 non si potrebbe essere con più di stima come io sono». Ma il passo pre-
                 cedente, con quell’iniziale «Voi confesserete», non lascia spazio a molte
                 repliche:

                    Voi confesserete, mio signore, che queste cerimonie sorpassano di molto
                 quello che si pratica al ricevimento di Prencipi ordinari, e che non poteva né
                 pure convenire a madama la principessa Sobieschi in qualità di principessa
                 Sobieschi. Gl’altri Prencipi dell’Italia, fra li quali ve n’è alcuno con quale quello


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018     n.44
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   139   140   141   142   143   144   145   146   147   148   149