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552 Renzo Sabbatini
La nostra corte parte per la Savoia verso la fine di questo mese, e io credo
d’essere obbligato a seguirla per vedere celebrar le nozze del principe di Pie-
monte con la principessa d’Hassen Rhinfeltz. Ecco, oltre una gran fatica, una
spesa considerabile per me. Io amerei meglio d’impiegare il mio danaro in que-
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ste cose belle che si trovano in Firenze .
Ma a Lucca questi aspetti della figura di Molesworth non sono noti,
e comunque i governanti hanno a che fare con il suo carattere ufficiale
di inviato del re Giorgio, che chiede conto – con le modalità traverse
che abbiamo ricostruito – delle accoglienze giudicate politicamente
inaccettabili tributate al Pretendente. Offizio delle differenze e Consiglio
generale si attivano immediatamente all’arrivo della missiva dell’am-
basciatore Orsucci: le Differenze elaborano un memoriale già il 9 agosto
e il Senato ne discute due giorni dopo.
La prima reazione è la sorpresa, «vedendo svegliarsi adesso per parte
del Re Giorgio una grave doglianza contro quello si operò dalla Repu-
blica nostra nell’anno passato con il Re Giacomo Stuardo e la regina
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sua consorte» . Il ministro di Inghilterra a Vienna – riflettono – ne fu
informato a suo tempo dall’ambasciatore Vanni e «mostrò restar per-
suaso non havere operato la Repubblica che quello poteva convenirsi
alla stima ed ossequio dovuto a dui principi di rango così riguardevole»;
e neppure lo stesso Molesworth, che a Pisa aveva frequentato molti ari-
stocratici lucchesi nel passato inverno, aveva mai fatto parola della
questione. L’ipotesi è che l’inviato inglese abbia maturato quella «mala
impressione» durante la sua recente permanenza ai Bagni di Lucca,
dove magari «persone poco circospette» avrebbero potuto rivelargli det-
tagli esagerati sulla visita di Giacomo Stuart, anche se aveva mostrato
di gradire il regalo presentatogli all’arrivo, e nel partire non aveva fatto
«alcuna espressione». Unico neo, nella sua permanenza, una piccola
incomprensione con il Commissario dei Bagni a proposito delle armi
personali (uno sgarbo, peraltro, che al funzionario, come vedremo,
costerà la destituzione).
L’interpretazione che Offizio e Consiglio sposano è quella più bene-
vola, che cioè l’inviato, «con una parte assai modesta, et obligante, che
a parer nostro non è seguita senza special commissione del Ministero
d’Inghilterra», abbia voluto dar modo alla Repubblica di fugare ogni
possibile equivoco. Da qui una considerazione rassicurante: il Consiglio
può «viver quieto sulla sicurezza che ha d’haver bensì secondato il suo
genio benefico nell’accogliere i medesimi principi con atti di stima e di
cortesia», ma senza aver fatto passi tali da dare «un giusto motivo di
31 Ibidem, pp. 170 e 172.
32 Consiglio 408, Riformagioni segrete 1722-1723, 11 agosto 1723, pp. 486-493.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)