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Gotor (saggi)_2  14/12/18  09:30  Pagina 457






                   La vita dell’arciprete di Sondrio Nicolò Rusca (1563-1618) e la storia del suo culto di santità 457


                      Proprio nell’impegno a modellare il «mito tridentinista» l’agiografia è
                   diventata una delle espressioni più elaborate e complesse della storio-
                   grafia della Controriforma, dal momento che la prima vita di un aspi-
                   rante santo era sempre scritta pochi anni dopo la sua morte e quindi
                   presentava i problemi tipici di ogni ricostruzione storico-biografica di
                   carattere contemporaneo, quali la vicinanza agli eventi, la scarsa dispo-
                   nibilità delle fonti, l’esistenza in vita dei testimoni, il possibile rilievo
                   penale di alcune affermazioni, gli interessi di reputazione e di rispet-
                   tabilità da salvaguardare, l’attesa dei committenti e del pubblico dei
                   lettori che avevano vissuto direttamente i fatti raccontati.
                      Com’è noto, per ovviare alla prolificazione di culti di santità e sotto-
                   porli al controllo preventivo e selettivo dell’autorità del sovrano ponte-
                   fice, l’Inquisizione romana il 13 marzo e il 2 ottobre 1625 promulgò
                   delle apposite norme, i cosiddetti «decreti di Urbano VIII», che da quel
                   momento regolarono, come fanno ancora oggi, qualsiasi proposta agio-
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                   grafica presa nel suo stadio nascente . L’obiettivo dichiarato era soprat-
                   tutto quello di intervenire sui cosiddetti «beati moderni», ossia quanti
                   erano morti in fama di santità in tempi recenti ed erano oggetto di una
                   poderosa spinta devozionale dal basso organizzata dagli ordini religiosi
                   di cui i defunti carismatici erano stati i padri fondatori.
                      La proposta religiosa di Rusca, trattandosi di un culto «moderno»
                   per eccellenza, essendo defunto nel 1618, non sfuggì a questo destino
                   di  controllo  e  incappò  anch’essa  nelle  maglie  dei  nuovi  decreti  del
                   Sant’Uffizio di soltanto sette anni dopo. Il provvedimento inquisitoriale
                   riguardava gli aspetti principali dell’esperienza agiografica, ossia l’im-
                   magine, il libro, il sepolcro e le reliquie e proibiva di raffigurare i can-
                   didati all’onore degli altari con segni visibili di santità (aureole, raggi e
                   nimbi), vietava altresì di stampare le biografie di questi defunti cari-
                   smatici accreditando loro miracoli, di portare voti e ceri alla loro tomba
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                   e di tributare una pubblica venerazione alle loro reliquie .
                      Com’era prevedibile, il nuovo decreto del Sant’Uffizio destò le per-
                   plessità maggiori nelle regioni più lontane da Roma perché rinfocolava
                   le vecchie polemiche dei seguaci della Riforma contro il culto delle



                      2  Per una storia dei decreti di Urbano VIII e la loro applicazione fino alla prima metà
                   del Settecento, si veda M. Gotor, I beati del papa. Santità, Inquisizione e obbedienza in
                   età moderna, Leo S. Olschki, Firenze, 2002, pp. 289-293 (per un accenno al caso speci-
                   fico di Nicolò Rusca) e dello stesso autore La riforma dei processi di canonizzazione dalle
                   carte del Sant’Uffizio (1588-1642), in L’Inquisizione e gli storici: un cantiere aperto. Tavola
                   rotonda nell’ambito della conferenza annuale della ricerca (Roma, 24-25 giugno 1999),
                   Accademia nazionale dei Lincei, Roma, 2000, pp. 279-288.
                      3  Sono raccolti in Pontificis Optimi Maximi Decreta servanda in Canonizatione et Bea-
                   tificatione Sanctorum. Accedunt Instructiones et Declarationes quas Emm.mi et Rev.mi
                   S.R.E. Cardinales Praesulesque Romanae Curiae ad id muneris congregati ex eiusdem
                   Summi Pontificis mandato condiderunt, Roma, 1642.


                   n.44                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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