Page 47 - 1
P. 47
Gotor (saggi)_2 14/12/18 09:30 Pagina 459
La vita dell’arciprete di Sondrio Nicolò Rusca (1563-1618) e la storia del suo culto di santità 459
per oltre tre secoli, giacché i primi accenni di ripresa della sua causa
di canonizzazione si registrarono soltanto nel 1909 grazie all’impulso
di don Luigi Guanella, fondatore delle Congregazioni delle Serve di
Carità e delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza, a sua volta
proclamato santo nel 2011 da Benedetto XVI. Un secondo impulso si
verificò tra il 1934 e il 1935, quando si svolse il processo diocesano
sugli scritti del servo di Dio, sul martirio e sul «non culto», ovvero sul-
l’assenza di una venerazione pubblica non autorizzata, come richiesto
dai decreti inquisitoriali del 1625 e ribadito dal breve pontificio Coele-
stis Ierusalem del 1634.
Gli altri due santi svizzeri morti più recentemente videro ricono-
sciuta la loro sanità molto prima di Rusca: il cappuccino Fedele di Sig-
maringen fu beatificato già nel 1729 e canonizzato nel 1746, mentre il
gesuita Pietro Canisio venne beatificato nel 1869 e conseguì l’onore
degli altari nel 1925, ossia quando la causa di Rusca aveva cominciato
a muovere i suoi primi passi. In tutta evidenza, la procedura giudiziaria
nei suoi riguardi dovette scontare, rispetto agli altri due sacerdoti, l’as-
senza di un ordine religioso organizzato alle spalle in grado di traman-
darne la memoria e di sostenere il processo di canonizzazione anche
sotto il profilo economico.
Approfondire la biografia di Rusca è interessante non soltanto
rispetto alla questione della difficile elaborazione di un «mito triden-
tinista», incentrato sulla figura dell’arcivescovo di Milano Carlo Bor-
romeo e sulla valorizzazione dell’autorità diocesana che quel Concilio
avrebbe restaurato nella sua dignità, ma anche per comprendere
come la svolta devozionale della Santa Sede rispetto al culto dei «beati
moderni» sia stata ispirata dai nuovi criteri della ragion di Stato fissati
nel 1589 da Giovanni Botero nell’opera omonima. L’ex gesuita, segre-
tario di Carlo Borromeo e in seguito maestro e consigliere di suo
nipote Federico, aveva precisato che al principe cattolico conveniva
«ch’egli schivi gli estremi che sono la simulatione e la supertitione:
quella, perché (come ho già detto) non può durare e, scoperta, discre-
dita affatto il simulatore, questa, perché porta seco disprezzo: sia
sodamente religioso contra la fittione e saviamente pio contra la
7
supertitione» .
Concetti elaborati in anni in cui il panorama della santità moderna
si era popolato di fenomeni devozionali nuovi, destinati a produrre
un aggiornamento dei reati inquisitoriali e un allargamento di tipo
«pastorale» del loro spettro e dell’azione del Sant’Uffizio come la «san-
7 G. Botero, Della Ragion di Stato libri dieci, con tre Libri delle cause della grandezza
e magnificenza delle Città, Venezia, 1589, pp. 94-95.
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)