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458 Miguel Gotor
immagini sacre e pareva dare ragione agli avversari della Chiesa cat-
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tolica . Non a caso, in una regione di confine interconfessionale come
la Svizzera nel 1625, il nunzio presso i cantoni cattolici elvetici Ales-
sandro Scappi, vescovo di Campagna e Satriano, segnalò ai cardinali
del Sant’Uffizio con una lettera al cardinale Giovanni Garzia Millini
del 12 agosto 1625 che nei Grigioni vi erano ben cinque defunti in
fama di santità, due morti da oltre un secolo e tre «beati moderni», tra
cui il nostro Rusca, ucciso dai calvinisti in un «giudicio criminale de’
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Grisoni» nel 1618 e considerato da tutti un martire della fede . In un
memoriale del 24 giugno 1625 il nunzio offrì una sintesi della realtà
devozionale svizzera: oltre a Rusca, tra i nuovi aspiranti santi scom-
parsi di recente si contavano il cappuccino svedese Fedele di Sigma-
ringen, ucciso dai riformati nel 1622, e il gesuita Pietro Canisio,
sepolto nel 1597 nel collegio della compagnia di Gesù di Friburgo, il
quale godeva di un’estesa fama di santità tra la Svizzera e il Tirolo per
la diffusione del suo catechismo.
Per convincere gli inquisitori ad approvare il culto in suo onore
nonostante il nuovo decreto, il nunzio faceva loro notare di non avere
mai visto in circolazione immagini con diademi e aureole dedicate a
Rusca e di non sapere se «ne sia stato descritta la sua vita con narra-
zioni d’alcuna grazia, miracolo o rivelatione di lui; ma ben so che alcuni
hanno de suoi vestimenti particolari e forse anche qualche particola
del suo corpo che tengono in gran veneratione».
Perciò si sentiva di rassicurare i cardinali di Roma, che non avrebbe
incontrato difficoltà nell’applicazione dei nuovi decreti del Sant’Uffizio
perché «la loro morte è recente; né è divulgata nelle province convicine
la fama della loro Santità, né dove siano i loro corpi, onde a questi non
è concorso degno di consideratione, oltre che è facile a trovarsi nei
padri cappuccini e gesuiti l’obbedienza dovuta ai decreti apostolici
massime in materia tanto importante». I cardinali del Sant’Uffizio rispo-
sero il 24 luglio 1625 ordinando di applicare il nuovo decreto soltanto
ai morti di recente affinché la loro fama di santità fosse spenta sul
nascere . Allo stesso modo avvenne con Rusca che vide la devozione in
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suo onore esaurirsi rapidamente e il culto bloccato nelle sue fasi iniziali
4 Sulle critiche protestanti al culto delle immagini si rinvia a J.-M. Sallmann, Santi
barocchi. Modelli di santità, pratiche devozionali, comportamenti religiosi nel Regno di
Napoli dal 1540 al 1750, Argo, Lecce, 1996, pp. 123-129. Per un’antologia delle posizioni
cattoliche fra Cinque e Seicento sulla questione, si veda D. Menozzi (a cura di), La Chiesa
e le immagini. I testi fondamentali sulle arti figurative dalle origini ai nostri giorni, San
Paolo, Roma, 1995, pp. 205-228.
5 Si veda il memoriale del 24 giugno 1625 del nunzio in Svizzera al cardinale Millini,
in Acdf, S.O., St. St. B 4 b, fasc. 13, ff. 3r-4v, da dove sono tratte le citazioni che seguono.
6 Acdf, S.O., Decreta 1625, f. 128r (riunione del 24 luglio 1625).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)