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462 Miguel Gotor
Nel corso della sua azione pastorale a Sondrio Rusca si distinse come
protagonista di alcune dispute controversiste con i protestanti, tra le
quali si ricordano quella riguardante la natura umana e divina di Gesù
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Cristo, data alle stampe nel 1598 , e quella concernente l’identità del
sacrificio eucaristico che non poteva essere considerato una semplice
«commemorazione», tenutasi a Piuro nel marzo 1597. Egli fu in contatto
epistolare con il cardinale gesuita Roberto Bellarmino che riconobbe le
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sua qualità di controversista definendolo «ornato di tanta dottrina» , ma
i suoi interventi e trattati in merito sono andati quasi completamente
dispersi forse per facilitare l’avviamento del processo di canonizzazione,
in cui un eccessivo impegno dottrinale e teologico avrebbe potuto costi-
tuire un intralcio al proseguimento della causa. Tanto più che con que-
ste dispute Rusca continuava a violare i regolamenti dello Stato dei
Grigioni, i quali avevano proibito a entrambe le confessioni presenti sul
territorio di continuare a svolgere del proselitismo religioso, così da faci-
litare il più possibile una pacifica convivenza nella comunità.
A questo proposito è di particolare interesse la disputa sull’autorità
del papa che lo vide contrapporsi nel gennaio 1592 al ministro prote-
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stante lucchese Scipione Calandrini , rettore della Chiesa riformata
di Sondrio fino al 1607, mentre entrambi si trovavano davanti al capez-
zale di un’ammalata di confessione riformata, zia di una neo-convertita
al cattolicesimo. Calandrini era fuggito a Ginevra nel 1559 e aveva inse-
gnato presso l’Università di Heidelberg prima di diventare pastore della
comunità riformata di Sondrio, dove aveva sostituito Pietro Paolo Ver-
gerio. Nella circostanza della disputa il calvinista lucchese accusò
Rusca di avere divulgato un libro del sacerdote Francesco Panigarola.
in cui Giovanni Calvino era definito eretico, contro i regolamenti delle
Tre Leghe che proibivano sia ai cattolici sia ai riformati questo tipo di
discredito pubblico della confessione altrui. L’arciprete tenne il punto
e continuò a difendere l’opera di Panigarola, proclamandosi disposto a
farlo sino al sacrificio della vita. In una precedente Apologia pro aucto-
ritate Romani pontificis adversus Scipionem Calandrinum olim Sondrii
ministrum, purtroppo andata dispersa, l’autore individuava in una que-
15 N. Rusca, Acta disputationis Tiranensis adversus Calvinum et Ministros Calvini
defensores, Como, 1598. Su questa disputa e la successiva si veda A. Pastore, Nella Val-
tellina del tardo Cinquecento: fede, cultura, società, Viella, Roma, 2015, pp. 72,73 (pub-
blicato per la prima volta da SugarCo edizioni, Milano, 1975).
16 Il giudizio si trova in una lettera di Bellarmino a Rusca del 4 gennaio 1616 pubbli-
cata in S. Xeres, Dà la vita il Buon pastore (Gv, 10,11). Biografia di Nicolò Rusca (1563-
1618) cit., p. 208).
17 Su questa figura si rinvia a F. Zuliani, Scipione Calandrini e Tommaso Contarini
scrivono a Johann von Salis-Samedan (1595-1596), «Quaderni grigionitaliani», 85 (2016),
pp. 10-18.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)