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Favarò (saggi)_5  19/04/19  17:30  Pagina 109






                   Una Nueva Planta nella Sicilia di Filippo V: riforme militari...  109


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                   interni . A fronte di tali pericoli, la conservazione del Regno imponeva
                   l’adozione di nuove strategie che avrebbero comportato sia un cospicuo
                   investimento per il rafforzamento delle linee difensive costiere – attra-
                   verso una ristrutturazione delle fortificazioni e un più efficace funzio-
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                   namento della squadra di galere – sia un’attenta azione di controllo
                   dell’ordine pubblico, al fine di prevenire l’organizzazione di tumulti e
                   rivolte. Il manifestarsi del pericolo su questi due livelli, strettamente
                   intrecciati tra loro, faceva sì che i correttivi da intraprendere legassero,
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                   in maniera indissolubile, la sfera politica e quella militare .
                      Tali presupposti furono alla base dell’avvio di una serie di riforme
                   che, a partire dai primi anni del XVIII secolo, interessarono il Regno di
                   Sicilia e si inserirono nel più ampio contesto dei cambiamenti proget-
                   tati da Filippo V nelle diverse realtà territoriali della Monarchia. Come
                   è noto, dall’insediamento sul trono di Spagna, egli caldeggiò la realiz-
                   zazione  di  riforme  che,  attraverso  una  graduale  importazione  del
                   “modello francese”, avrebbero dovuto garantire una razionalizzazione



                      6  Si veda, per esempio, la Risposta al manifesto di Francesco Spinelli, già duca di
                   Castelluccia, contro chi non volea riconoscere Filippo V ma l’arciduca d’Austria (Bcp, Ms.
                   3 Qq E 71). Incertezze e malumori erano già emersi nel 1697, quando fu scoperta nel
                   Regno una trama ordita in chiave anti-spagnola, condotta nel tentativo di trasformare
                   l’isola in una repubblica indipendente. La congiura aveva già messo in luce la presenza
                   di una folta schiera di “ribelli”, la cui provenienza non era immediatamente riconducibile
                   a un ceto specifico, ma attingeva trasversalmente ai settori urbani dell’artigianato, agli
                   ufficiali, ai liberi professionisti, agli ecclesiastici e ai militari. Tali espressioni di distacco
                   dalla Corona mal celavano, in realtà, il timore che la crisi successoria potesse svilire il
                   ruolo politico fino ad allora assunto dal Regno, trasformato in una pedina di volta in
                   volta manovrata per ristabilire l’equilibrio fra le potenze europee (M. Torres Arce, L’In-
                   quisizione di Sicilia tra la rivolta di Messina e la guerra di Successione spagnola, «Archivio
                   Storico Siracusano», serie IV, vol. I, Anno XLIV (2009), pp. 191-230).
                      7  Il viceré Pedro Manuel Colón de Portugal, duca di Veraguas, aveva destinato venti-
                   mila scudi al rafforzamento della difesa di Trapani, del Castellammare di Palermo, di
                   Milazzo, Messina e, soprattutto, di Siracusa e Augusta, che avevano assorbito un’ingente
                   somma di denaro a causa del profondo lavoro di ricostruzione resosi necessario dopo il
                   disastroso terremoto del 1693 e sempre in precedenza rinviato. Veraguas propose anche
                   di destinare alle spese militari gli introiti di un anno delle pensioni ecclesiastiche, cosi
                   come era stato fatto dal Marchese di Villafranca nel 1676 (Ahn, Estado, leg. 1874, n.n.,
                   Palermo 9 settembre 1700, Il duca di Veragua a S.M. sobre la defensa de aquel reino).
                   Agli interventi finalizzati alla ristrutturazione delle fortificazioni, si aggiungevano le dispo-
                   sizioni emanate, o da emanare, per garantire al loro interno la presenza delle munizioni
                   e dell’artiglieria necessaria (Ahn, Estado, leg. 1874, n.n., Madrid, 27 agosto 1700, Al
                   general de la artilleria de espana, aviso sobre la fabrica de 4000 canones de mosquetes
                   y arcabuzes vizcainos para embiar a Sicilia).
                      8  Le difficoltà erano acuite dalle ripetute richieste, avanzate da Madrid, di partecipare
                   alla difesa dello Stato di Milano attraverso l’invio di risorse finanziarie al conte di Vau-
                   demont, necessarie al mantenimento dell’esercito da contrapporre all’avanzata delle
                   truppe austriache (su tali aspetti, mi permetto rinviare a V. Favarò, Come se non si fosse
                   cambiato padrone”.  Il regno di Sicilia dagli Asburgo ai Borbone, tra politica internazionale
                   e dinamiche locali (1700-1703), «Nuova Rivista Storica», I, gennaio-aprile 2019).


                   n.45                           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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