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                   L’Esclave religieux di Antoine Quartier (Tripoli, 1660-1668), come fonte storica  163


                   sodio:  il  pascià  Osman  nel  duplice  intento  –  secondo  le  parole  di
                   Quartier – di «témoigner son zèle envers le Prophète, et augmenter sa
                   cour de renegats», fece portare una ventina di giovani in una dimora
                   appartata dove si offrirono loro feste e gozzoviglie, li si lasciarono ubria-
                   care, li fecero vestire alla turca e poi tentarono di strappar loro la pro-
                   nuncia  della  formula  per  l’adesione  all’islàm.  Qualcuno  acconsentì
                   facilmente ma la maggioranza si oppose con fermezza e suscitò allora
                   una rabbiosa reazione della quale quattro giovani cristiani restarono
                   ben presto vittime, mentre gli altri, prostrati e intimoriti si piegarono
                   alla volontà che veniva loro imposta (pp. 219-220).
                       Fra altre vicende menzionate da Quartier ne riferiamo ancora qual-
                   cuna,  a  cominciare  da  quella,  molto  avventurosa  e  romanzesca,  al
                   punto di poter dubitare della sua veracità, almeno nei termini in cui il
                   buon Quartier la recepì e ce la racconta. Ne fu protagonista un ‘giovane
                   savoiardo (il nome non è detto), di Montmélian, antica fortezza nella
                   cosiddetta  ‘gola’  della  Savoia,  che  era  stato  catturato  dai  tripolini
                   insieme col nostro stesso autore. Il pascià Osman lo inviò ben presto
                   come omaggio al pascià d’Egitto e quì «on le fit renoncer à sa religion
                   par la riguer et l’artifice»; il nuovo fedele dell’islàm, chiamatosi Selim,
                   divenne  piuttosto  padrone  della  lingua  e  dei  costumi  del  nuovo
                   ambiente e ricevette l’incarico di tesoriere del Serraglio. La sua storia si
                   complicò quando accolse un invito dalla «plus belle des sultanes» dell’-
                   harem’, di nome Astera, poi si pentì dell’abiura, o forse piuttosto si rese
                   conto che era meglio per lui lasciar presto l’Egitto. Come che fosse, si
                   rivolse a un fidato cristiano maronita e si fece condurre sino al convento
                   dei francescani di Gerusalemme, per confessare il suo pentimento e
                   riconciliarsi con la Chiesa. Qualche mese più tardi – non è chiaro come
                   sia riuscito a sottrarsi a ogni ricerca – si imbarcò ad Alessandria per
                   raggiungere Messina.
                      Nel Mediterraneo le storie possono complicarsi o l’ambiente si presta
                   a complicarle. La nave fu catturata da corsari, e di nuovo si trattò di
                   tripolini; a Tripoli il savoiardo trovò dunque vecchi amici, cristiani o rin-
                   negati o ‘turchi fini’, ma questi ultimi erano divenuti piuttosto rari nella
                   Tripoli di quegli anni, dove invece erano appunto numerosi i musulmani
                   di recente conversione. Molti intercedettero a suo favore presso il sul-
                   tano ed ottennero che fosse soltanto detenuto al Castello e destinato a
                   lavori gravosi e ripugnanti (pp. 261-263).
                      Nel caso di una bambina di dieci anni – riferito da Quartier nel
                   penultimo capitolo, forse una aggiunta successiva al testo iniziale del
                   volume – vi è da chiedersi, come sempre in questi casi, se si possa par-
                   lare di una abiura della fede cristiana e di una consapevole adesione a
                   quella musulmana, e non invece piuttosto della imposizione di una
                   volontà altrui a una persona non ancora pienamente capace di inten-
                   dere ciò che le veniva suggerito e di poter quindi prendere una deci-


                   n.45                           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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