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                 L’apprezzamento di Quartier si rivolge però indubbiamente al pascià
                 Mohammed del quale egli sentì parlare da schiavi e da altri europei,
                 arabi e turchi, residenti a Tripoli da più tempo. Quale ‘epitaffio’ per
                 Mohammed possiamo riportare questo passo da L’esclave religieux:
                    Mehemet estoit humain et bien-faisant, les Arabes sous son gouvernement
                 vécurent en paix à la campagne, et cesserent les pillages qu’ils faisoient de
                 temps en temps aux environs de Tripoly. Il réforma les abus que les cherifs
                 avoient tolerez, et sa conduite fut si juste et si sage, qu’il se fit aimer également
                 des Turcs, des Arabes, des renegats, et des captifs ; sur tout il prit plaisir à
                 soulager les derniers, et rendre leurs chaisnes moins pesantes ; il permit
                 mesme aux chrestiens de celebrer leurs festes, et ordonna que les prestres
                 fussent respectez, exempts de travaux, et tranquilles dans la fonction de leur
                 ministere (p. 188).
                    Fra gli eventi accaduti a Tripoli durante la sua permanenza, Quartier
                 riferisce sulla diffusione per un anno e mezzo, fra il 1662 e il 1664, della
                 peste, dalla quale fu colpito egli stesso, ma ne guarì e poté dopo servire
                 da infermiere; riporta che morirono circa seimila persone in città e
                 altrettante nelle campagne circostanti, e che degli schiavi europei ne
                 morirono cinquecento, non troppi se si considerano le condizioni igie-
                 niche meno favorevoli in cui vivevano. Molti tripolini si accamparono
                 lungo le spiagge, nel convincimento che l’aria marina potesse giovare;
                 in proposito Quartier, tradendo un aspetto della sua mentalità in con-
                 trasto con altri, commenta: « ces aveugles ne voyaient pas qu’il leur
                 estoit impossibile de se dérober au Soleil de justice, qui les punit de
                 leurs abominations par ce fleau». Di peste morì anche un figlio del
                 pascià, «qu’il aimoit tendrement, ses funerailles furent magnifiques»,
                 fra l’altro con la distribuzione di ingenti elemosine, anche a favore degli
                 schiavi. In un brano Quartier descrive anche le usanze praticate nel
                 vestire e comporre le salme, con modalità diverse secondo una ricono-
                 sciuta gerarchia sociale (pp. 208-210 e 222-228).
                    Un altro evento di cui Quartier ci informa sono le aperte ostilità fra
                 il governo centrale e le tribù del Gebel, a sud di Tripoli, nel 1667, delle
                 quali invece non fa parola il medico Girard nella Histoire Chronologique.
                 Dapprima le forze governative vennero respinte, poi si ripresentarono
                 avendo condotto sulle alture del Gebel, grazie a cammelli, quattro colu-
                 brine piazzate sulle rovine di antiche fortezze; obbligarono così al ritiro
                 i Gibelins, come li chiama Quartier, cioè abitanti del Gebel. Seguì una
                 dura repressione, la riscossione di un gravoso tributo e il ritorno vitto-
                 rioso a Tripoli, con al seguito due capi ribelli e venti prigionieri; il pascià
                 premiò i vincitori ed elargì un donativo al contingente schiavile che
                 aveva ‘ molto contribuito’ alla vittoriosa spedizione (pp. 256-258).
                    Pur se rispettoso nei confronti dell’islam e di coloro che lo pratica-
                 vano con devozione, Quartier era un cattolico convinto che visse l’espe-


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019      n.45
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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