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L’Esclave religieux di Antoine Quartier (Tripoli, 1660-1668), come fonte storica 161
episodi specifici relativi a quella ‘categoria’, in certo modo a sé stante,
anche rispetto alla comunità musulmana locale. Quella presenza
doveva certamente colpirlo e turbarlo, e verso di essi come gruppo
esprime ferma riprovazione e aspre critiche mentre nel riferire di singoli
casi mostra umana comprensione per debolezze e per incerte posizioni,
ma di certo esulta nel raccontare di coloro che resistettero a ogni
lusinga ed ancor più di quelli che resistettero o dopo un certo tempo si
pentirono affrontando anche il martirio. Sul tema egli accosta figure e
avvenimenti degli anni in cui era a Tripoli ad altri dei tempi di Moham-
med pascià e ancor prima, a proposito dei quali perciò ascoltò racconti
forse già tramandati da uno o più intermediari.
Già nelle pagine iniziali dove descrive Tripoli e i suoi dintorni e men-
ziona «dix-huit mosquées, sans celles de la campagne, qui sont plus
magnifiques, dont les tours sont plus hautes» (p. 185), aggiunge che
«dans la ville les renegats vivent sans religion» e più avanti che «ils sont
libertins, et ne s’adonnent qu’à pirater pour avoir de quoy fournir à
leurs desordres: ces scelerats apres avoir apostasié font une guerre aux
chrestiens, ils fuyent la compagnie des Turcs, afin de vivre entierement
dans le libertinage, se moquent des resveries de l’Alcoran» (p. 185); ne
sottolinea dunque anche la differenza e la separatezza dalla ‘vera’ comu-
nità musulmana. D’altra parte afferma con risolutezza il ruolo dei rin-
negati nella vita politico-sociale dello stato maghrebino: «Toutes les
charges sont occupées par les renegats qui commandent aux travaux
de la marine, de l’arsenal et des manifactures; les Turcs et les Arabes
exercent les offices de police et de justice, que le Bacha rend trois fois
la semaine en présence de ses cadis (pp. 185-186)».
Fra le prime storie di islamizzati accennate nel testo vi è quella di
«un religioso della città di Perugia nel ducato di Spoleto vicino Assisi»,
il quale si sarebbe fatto musulmano nel periodo detto degli scerif, prima
dell’ascesa al potere del pascià Mohammed Abdallah di Chio (1631-
1649). Dell’episodio, riguardante un religioso perugino, non si trova cor-
rispondenza in altre fonti e forse l’autore, o i suoi informatori, hanno
confuso con un altro religioso, sottoposto al martirio – come, forse, il
francescano Andrea da Spoleto – con quello dell’agostiniano Alipio da
Palermo, schiavo, rinnegato, poi martire a Tripoli fra il 1643 e il 1645.
La vicenda di Alipio è ben nota poiché a suo proposito si svolse un lungo
e documentato processo per la canonizzazione, senza che dopo un
secolo si giungesse a una conclusione. La vicenda effettiva di Alipio –
collocata peraltro un ventennio prima e sulla quale Quartier poté ascol-
tare racconti da più persone – appare strettamente analoga a quella
attribuita al religioso perugino. La corrispondenza è puntuale nella
scena dell’abiura dall’islàm dinanzi al pascià Mohammed e del suo vano
tentativo di farlo recedere, per evitare lo scandalo e salvargli la vita. Un
particolare appare decisivo nel racconto per confermare dunque la con-
n.45 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)