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L’inizio della crisi fra Pio VII e Napoleone e la caduta di Consalvi (1805-1806)  719


                    4. Conclusioni

                       I rapporti della Santa Sede con la Francia sono inevitabilmente se-
                    gnati dalla personalità di colui che ne è padrone indiscusso, Napoleone
                    Bonaparte.  Gli  eventi  si  accavallano  rapidi  e  serrati,  le  richieste  a
                    Roma si susseguono e si pretende una rapidità di risposta che contra-
                    sta con i tempi tradizionali della Curia.
                       Riguardo alla fase finale della prima segreteria di Stato di Consalvi,
                    lo studio dei rapporti con la Francia imperiale ha permesso di mettere
                    in evidenza una netta divergenza di vedute fra Pio VII e il suo segretario
                    di Stato, che la storiografia non aveva mai sottolineato in precedenza.
                    Già Regoli aveva messo in luce come, in occasione della ratifica del
                    concordato del 1801, i due avessero collaborato alla pari per raggiun-
                    gere l’obiettivo prefissato (l’approvazione del collegio cardinalizio della
                    convenzione conclusa con Bonaparte) , ma in questo caso è emersa
                                                          61
                    una realtà ancora diversa: Pio VII fa valere l’autorità della sua carica
                    e costringe Consalvi a mettere in atto una determinata linea diploma-
                    tica. Il pontefice mette da parte il suo atteggiamento conciliante nei
                    confronti di Napoleone e assume una posizione di intransigente affer-
                    mazione dei diritti della Santa Sede. Pio VII abbandona le mezze mi-
                    sure e decide di rendere evidente la scelta di Roma di non unirsi in
                    alleanza con la Francia per preservare la propria neutralità. È pronto
                    a patire la persecuzione per questo.
                       Consalvi, invece, non abbandona le sue opinioni passate: egli ha
                    concluso il concordato e rimane fedele allo spirito che lo aveva guidato
                    allora. Tale continuità non è però evidente a livello ufficiale, poiché la
                    differenza  d’idee  non  comporta  l’aperto  dissenso,  e  il  segretario  di
                    Stato è fedele esecutore delle direttive di Pio VII e della maggioranza
                    del collegio cardinalizio, che ormai è diventato in blocco antifrancese.
                    Il governo imperiale stesso non percepisce questa divergenza, per mesi
                    incolpa Consalvi di tutte le opposizioni che trova alle proprie richieste
                    e alla fine ne provoca la caduta. Una responsabilità non indifferente
                    nella mancata comprensione delle dinamiche curiali è da attribuire a
                    Fesch, il quale, influenzato dai cattivi rapporti personali con il segre-
                    tario di Stato, consegna a Napoleone un’immagine eccessivamente ne-
                    gativa del prelato romano. Il nuovo ambasciatore Alquier inizia a cor-
                    reggere il tiro, ma gli manca il tempo per far ricredere Parigi, perché
                    poche settimane dopo il suo arrivo Consalvi si ritira dalla segreteria di
                    Stato.
                       Il presente articolo offre molti spunti per future ricerche. Verificata
                    la perdita di influenza di Consalvi negli affari esteri della Santa Sede
                    (almeno  per  quanto  riguarda  la  Francia)  sul  finire  della  sua  prima


                       61  Cfr. R. Regoli, Ercole Consalvi. Le scelte cit., pp. 311-317 e 331-335.


                                              Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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