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714 Davy Marguerettaz
Primo console e imperatore, gli scambi diplomatici si erano svolti se-
condo canoni tradizionali, attraverso comunicazioni fra capi di Stato,
ministri e ambasciatori e cercando di raggiungere su ogni questione
un punto d’accordo, cedendo ognuno qualcosa (non necessariamente
in parti uguali), adesso questo modello si spezza. Le due parti formal-
mente continuano a parlarsi, ma nei fatti si tratta di un dialogo fra
sordi, che usano linguaggi e schemi totalmente diversi. Napoleone
concentra tutta l’attenzione sul temporale, sull’hic et nunc, intende
trattare il papa come un principe secolare, senza considerare il suo
ruolo di capo spirituale. A Roma, invece, sembra ormai acquisita la
certezza che il corso degli eventi è inevitabilmente segnato. La contro-
parte, forte della sua schiacciante superiorità militare, ha chiarito la
sua posizione riguardo all’indipendenza politica del papa, e non tor-
nerà indietro. Si ritiene quindi inutile continuare a cercare accomoda-
menti, poiché ogni cedimento è visto come una compromissione. Le
lettere e i vari dispacci romani di risposta alle reiterate ingiunzioni
napoleoniche diventano altrettante particolareggiate affermazioni di
principio, rivolte non tanto verso l’imperatore (si sa che non le leggerà
nemmeno ), ma verso i posteri, davanti a cui si vuole giustificare
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l’agire papale e dimostrare che sui diritti della Santa Sede non ci sono
stati cedimenti di sorta. Si vede la mano di Pio VII: pieno di scrupoli
per aver mostrato eccessiva condiscendenza verso Napoleone, impone
una linea di fermezza e si prepara già alla persecuzione .
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La lettera di risposta a Napoleone del 21 marzo è un esempio elo-
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quente di quanto appena detto. Riferendosi alla missiva del 13 feb-
braio, si dice che
Si aggira questa sopra tanti, e sì pesanti oggetti, contiene principii, do-
mande, e querele di tanta amarezza, corrispondente infine in tal maniera a ciò
che per ordine della M. V. ci aveva già fatto sentire il di lei ministro, che noi ci
renderemmo responsabili a Dio , al mondo cattolico, ed all’età future della più
colpevole debolezza , se non svelassimo i nostri sentimenti nella maniera la
più aperta, e la più libera, e se trascurassimo di dare alle dimande che ci si
fanno, ai principii che si propongono, alle lagnanze che si promovono, quelle
risposte, che ci sono dettate dall’intimo sentimento della giustizia, della verità,
e dell’innocenza.
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36 Cfr. dispaccio di Ercole Consalvi a Giovanni Battista Caprara, Roma, 17 giugno
1806, ivi, c. 80 v .
37 Cfr. A. Latreille, L’Église catholique et la Révolution cit., vol. 2, pp. 118 e 126.
38 Lettera di Pio VII a Napoleone, Roma, 21 marzo 1806, Documenti relativi alle
contestazioni cit., v. 1, pp. 36-70.
39 Lettera di Pio VII a Napoleone, Roma, 21 marzo 1806, ivi, p. 37. Il corsivo è mio.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)