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716 Davy Marguerettaz
Da parte sua, Consalvi aveva respinto varie volte le accuse. Già a
gennaio, dopo le pesanti critiche della lettera del 7 gennaio, si era sfo-
gato con il legato Caprara:
Circa poi il mio essere avverso alla Francia, dico, che in tutte le cose ci
vogliono le prove: mi si citi un sol detto, un sol fatto, e mi do vinto. Ma nò, che
non si troverà, e ben al contrario tutta l’Europa mi dice Francese, Francesis-
simo, e tutti i nemici della Francia me ne vogliono perciò.
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Aveva quindi offerto le proprie dimissioni, ma Pio VII le aveva rifiu-
tate . Nelle settimane e nei mesi successivi Consalvi torna spesso a
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lamentarsi con Caprara degli attacchi che subisce e a ribadire di es-
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sere pronto, anzi felice di mettersi da parte, per riacquistare la sua
quiete .
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A provocare nuove tensioni fra Roma e Parigi si inserisce la que-
stione del regno di Napoli. Sbaragliata la Terza coalizione, Napoleone
intende punire la corte borbonica, resasi colpevole di doppio gioco.
Conquistata facilmente l’Italia meridionale nel febbraio 1806, il 30
marzo successivo l’imperatore proclama, con un decreto, suo fratello
Giuseppe Bonaparte re di Napoli. Sulla corona partenopea i pontefici
vantavano un antichissimo diritto d’investitura, che era simboleggiato
dal tributo annuale della chinea. All’annuncio dell’avvento di Giu-
seppe, Consalvi risponde con una nota piuttosto laconica, in cui si
ricordano i «rapporti esistenti da tanti secoli tra la S[anta] S[ede], e la
corona anzidetta, e costantemente osservati anche nei casi di conqui-
sta, non solo nell’introduzione di qualunque nuova dinastia, ma an-
cora di qualunque nuovo regnante» .
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46 Dispaccio di Ercole Consalvi a Giovanni Battista Caprara, Roma, 25 gennaio 1806,
Asrs, Aes, Pio VII, Francia, 1803-1807, pos. 99, fasc. 114, c. 47 v .
47 Dispaccio di Ercole Consalvi a Giovanni Battista Caprara, Roma, 25 gennaio 1806,
ivi, c. 48 r .
48 «ormai bisogna farsi una ragione dell’impugnabant me gratis», dispaccio di Ercole
Consalvi a Giovanni Battista Caprara, Roma, 1° marzo 1806, ivi, c. 60 v .
49 «Paratus sum, et non sum turbatus (…). Se col gettare me in mare potesse finire
la tempesta, ch’il Cielo faccia, che mi gittino presto. Goderò la mia quiete, e non porterò
meco rimorsi, né disonore», dispaccio di Ercole Consalvi a Giovanni Battista Caprara,
Roma, 21 marzo 1806, ivi, c. 69 v ; «sarebbe per me una massima fortuna il potere riac-
quistare la mia quiete, ed il mio riposo, allontanandomi del tutto dagli affari. Se l’onore
non permette il farlo volontariamente in mezzo alla tempesta, sarebbe però una sorte,
che a ciò portassero le combinazioni delle cose», dispaccio di Ercole Consalvi a Giovanni
Battista Caprara, Roma, 17 maggio 1806, ivi, c. 75 v .
50 Nota di Ercole Consalvi a Joseph Fesch, Roma, 26 aprile 1806, Documenti relativi
alle contestazioni cit., v. 1, pp. 135-136.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)