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L’opera storiografica di Romualdo Giuffrida 723
Egli era già allora un archivista molto noto e apprezzato. Era en-
trato nei ruoli degli archivi di Stato nel 1949, con assegnazione presso
la sede di Padova, dove si fermò due anni, durante i quali ebbe la pos-
sibilità di frequentare la scuola di Paleografia, Diplomatica e Archivi-
stica di Venezia, che era allora tra le migliori in Italia. A Padova curò
la regestazione di “lettere ducali” della Repubblica di Venezia del XV
secolo.
Il trasferimento a Palermo, lo mise in contatto, molto proficuo, con
monsignor Filippo Pottino, che dirigeva allora l’Archivio di Stato della
città e che egli considerò sempre un suo maestro, rimanendogli lega-
tissimo anche in seguito. A Palermo Giuffrida diresse una serie di com-
plessi lavori di riordinamento e di inventariazione di numerosi fondi
documentari prodotti tra il secolo XIV e il XIX dai più importanti organi
del Regno di Sicilia e sconvolti dai bombardamenti della seconda
guerra mondiale.
Contemporaneamente avviava la sua attività scientifica, che nella
fase iniziale non aveva ancora dei temi definiti e copriva un ampio arco
cronologico, dagli ultimi secoli del Medio Evo ai primi anni dopo l’uni-
ficazione. Il primo saggio in assoluto è quello su I Capitoli di pace tra
Martino I, Maria d’Aragona ed Enrico Ventimiglia conte di Alcamo ap-
parso nel 1952 nel volume Città di Alcamo. A mio parere è interessante
perché fa luce in maniera inoppugnabile sull’esistenza e l’attività del
Ventimiglia, un personaggio spessissimo ignorato dalla storiografia sul
Medio evo, quando non confuso addirittura con il più noto omonimo
conte di Geraci. Spesso infatti Enrico Ventimiglia, conte di Geraci, è
erroneamente considerato anche conte di Alcamo. In realtà si tratta di
due persone diverse: l’Enrico Ventimiglia, prima barone e poi conte di
Alcamo, era figlio di Guarnerio Ventimiglia, che è mia convinzione
fosse a sua volta figlio di un figlio naturale di Francesco seniore, anche
questi di nome Enrico che nella seconda metà del Trecento incon-
triamo spesso nel trapanese assieme al fratello Guido (o Guidone).
Allo stesso 1952 appartengono due altri brevi saggi, uno su Le carte
del Sant’Uffizio superstiti nell’Archivio di Stato di Palermo e l’altro su
L’Opera del Consorzio tra la Provincia di Palermo e Trapani per la co-
struzione della ferrovia omonima (1863-1882), per la rivista della pro-
vincia di Trapani, diretta da Gianni Di Stefano, alla quale Giuffrida
collaborerà per oltre un ventennio. Se sui temi dei primi due saggi,
Giuffrida non ritornerà più, quello dello sviluppo ferroviario sarà uno
dei suoi temi preferiti e vi ritornerà ancora negli anni successivi con
altri saggi e finalmente con un volumetto del 1967 Lo Stato e le ferrovie
in Sicilia (1860-1895), apparso nella preziosissima collana di Storia
economica diretta dal comune maestro Carmelo Trasselli, che rico-
struisce in maniera analitica le varie fasi e ne individua le diverse pro-
blematiche e le soluzioni che di volta in volta sono state trovate per la
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)