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                in particolare delle lettere del senatore Giovanni Raffaele al Crispi, uti-
                lizzate contemporaneamente per la relazione al secondo Convegno si-
                ciliano di Storia del Risorgimento dal titolo Orientamenti politici di Gio-
                vanni Raffaele e Francesco Crispi sull’unificazione italiana, già citata.
                La stessa fonte quindi serviva a Giuffrida per fare il punto su alcuni
                aspetti politici dell’unificazione e per trattare argomenti di storia eco-
                nomica pressoché sconosciuti.
                   Il fallimento della Trinacria era infatti quasi del tutto ignorato dalla
                nostra storiografia economica quando se ne è occupato Giuffrida. Ep-
                pure l’argomento era meritevole di molta considerazione, dato che le
                disgrazie di Tagliavia, comune amico di Crispi e di Raffaele, si risolvet-
                tero in un grosso vantaggio per Ignazio Florio, perché rafforzarono in
                modo decisivo un armatore che qualche anno dopo avrebbe contri-
                buito col suo naviglio a fondare la più grande compagnia italiana di
                navigazione italiana. Il commendatore Florio infatti acquisì con un for-
                tissimo risparmio sui prezzi effettivi di mercato, tredici piroscafi di re-
                centissima costruzione, assai più moderni e capaci delle vecchie im-
                barcazioni che costituivano allora la sua flotta. Ma il suo comporta-
                mento non fu esente da dure critiche, tanto che il senatore Giovanni
                Raffaele poteva scrivere all’amico Crispi che «Florio non è un uomo di
                concetto. Egli ed i suoi non sono che meschini rutinieri». Uno dei tre
                liquidatori della fallita Compagnia, il messinese Giovanni Laganà, pe-
                raltro il più influente, era un alto funzionario della flotta Florio, la cui
                incompatibilità fu denunciata con forza dal quindicinale internaziona-
                lista Il Povero:
                   «La posizione del signor Laganà è del tutto equivoca, imperocché
                egli non potrebbe né dovrebbe, senza venir meno ai propri doveri, con-
                servarsi le due … incompatibilissime cariche di sindacato della fallita
                Trinacria, di cui deve curare gli interessi, e di Ispettore Generale …
                della compagnia Florio, di cui egualmente deve curare gli interessi».
                   Dallo studio di Giuffrida apprendiamo inoltre come Palermo fosse
                rimasta sostanzialmente estranea all’iniziativa di Tagliavia, che ne era
                il maggiore azionista, seguito da Felice Pirandello fu Luigi. Altro socio
                era  Stefano  Pirandello,  fratello  di  Felice  e  padre  del  drammaturgo
                Luigi.
                   Le  cause  del  tracollo  finanziario  della  Trinacria  debbono  indivi-
                duarsi nella mancanza di credito facile nella Sicilia del tempo, ma più
                ancora  nella  contrazione  dei  noli,  con  oscillazioni  dal  25  al  40  per
                cento in meno, determinata dalla concorrenza al ribasso fra gli arma-
                tori e dalla lunga depressione economica che ha inizio nel 1873. Nep-
                pure la compagnia di Rubattino era in buona salute, se nel suo diario
                del 1873 l’armatore genovese annotava: «Talvolta le preoccupazioni fi-
                nanziarie… mi tolgono l’energia… Una posizione triste come la mia è
                difficile trovare. In apparenza ho una grande impresa. Nella sostanza





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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